WebTheatre/ Il primo eroe da social network

WebTheatre/ Il primo eroe da social network

di Gabriele Niola - Vita reale, immersa nell'azione, sovrapposta alla vita vissuta nei social network. Strati che creano dissonanze, e che offrono occasione di meditare
di Gabriele Niola - Vita reale, immersa nell'azione, sovrapposta alla vita vissuta nei social network. Strati che creano dissonanze, e che offrono occasione di meditare

In curiosa concomitanza con l’uscita cinematografica di The Social Network , la settimana scorsa è stato caricato l’episodio finale di Status: Kill , l’ultimo prodotto di Jesse Cowell, uno dei migliori talenti nel mondo della produzione video in rete. Cowell è un cineasta della rete, non guarda ai modelli televisivi, non batte il percorso della videoarte, né tenta di fondere tecnologia e narrazione, i suoi prodotti (al momento i più grossi sono tre) utilizzano le strategie di racconto cinematografico per mettere online storie che parlino ad un pubblico diverso e che soprattutto riescano a generare reddito. Cowell non è un artista folle ma un acuto e intellettuale narratore di storie che utilizza la rete. Dopo Shades Of Gray e Drawn by Pain , Status: Kill è un ritorno ai toni più leggeri, ma non meno sagaci, che avevano segnato il suo esordio.

Status: kill Stavolta il racconto è centrato su un killer, un soldato speciale duramente addestrato a cui è stata assegnata una missione tanto cruciale quanto grottesca: fare fuori il pericolosissimo Re Dello Spam (un geek capace di mandare in rovina due nazioni a furia di attacchi di posta indesiderata), mentre un esercito privato lo sta scortando attraverso un bosco. Il problema è che il super soldato è anche totalmente dipendente dai social network che, nell’ambientazione leggermente futuristica in cui si svolge la storia, sono accessibili in ogni momento con un’interfaccia in realtà aumentata.
Status: Kill è una webserie in 3 episodi, un prodotto nato come un unico racconto di 18 minuti e poi tagliato in tre parti (un po’ come era Dr.Horrible ). L’idea sarebbe anche di andare avanti con il racconto ma servono i fondi, e i tre episodi fanno in questo senso da teaser. È il modello di business “Se ti piace donaci qualcosa”.

Si capisce subito come in Status: Kill quello che conta non è l’azione di guerra quanto il modo in cui il social networking irrompe in queste fasi “lavorative”. Conoscendo però le opere di Jesse Cowell è evidente anche che i social network sono un altro modo di mischiare due forme di realtà distinte. La cosa capitava già in Drawn by Pain, la sua serie del 2007, in cui si raccontava di una bambina la quale, da quando ha visto la madre morire percossa a morte dal padre, ha sviluppato l’abilità di trasformare in realtà i suoi disegni. Le animazioni che si sovrapponevano alle riprese dal vero di Drawn by Pain non sono diverse dalle schermate di TweetFacester (social network di finzione, ma nemmeno troppo) di Status: Kill. Si tratta sempre di elementi di un’altra realtà (quella animata e quella online), altre vite che irrompono in quella reale. E dal contrasto di queste due realtà scaturisce il senso.
Lo stesso Cowell nella sezione About del sito di Status: Kill ammette il contrasto di realtà: “Perché da un po’ di tempo chiamiamo la vita vera “essere offline”? Perché essere online sembra l’unica cosa vera? Che c***o è successo all’uso del telefono!? Queste sono le domande che mi hanno ispirato a fare Status: Kill. Denton Sparks, il nostro “eroe”, dovrebbe essere al lavoro ma fa quello che tutti noi facciamo a confronto con i doveri lavorativi, chatta con gli amici”. Solo che il lavoro di Denton è stare nel mezzo di azioni di guerra ovviamente e il contrasto comico tra il sangue (non risparmiato) e le emoticon o i commenti stupidi, sono il cuore di quel discorso.

Eppure c’è ancora uno scarto maggiore. Messa così Status: Kill potrebbe essere un prodotto pensabile anche in universo culturale come quello italiano, ma Cowell compie un salto logico maggiore, che è esattamente quel passo culturale che manca a noi. Se con la mano destra critica i social network e il conflitto che portano tra realtà diverse, con la sinistra dimostra di conoscerli e, in un certo senso, amarli molto. Cowell non si erge su un monte per giudicare dall’alto verso il basso, ma dimostra indirettamente (tramite l’acume e l’accuratezza con cui la parodia è perpetrata) di essere parte integrante dell’universo del social networking. In questo modo il bersaglio non sono gli altri ma se stesso in primis, non mette in scena un attacco ma un discorso di cui egli è parte integrante. Non è tanto una critica, la sua, ma una domanda.
Non a caso poi più volte sul sito richiede di iscriversi alle pagine Facebook e Twitter del film per sostenerlo, non senza riconoscere l’ironia della cosa: “Riconosco l’ipocrisia di “discutere” ciò che c’è di giusto e di sbagliato nelle nuove forme di comunicazione chiedendovi di diventare fan dello show e di seguirci in giro per la rete nelle nostre stupide avventure. La verità è che amiamo davvero le nostre vite online, ma, come chiunque altro, siamo un po’ confusi e giustamente preoccupati riguardo dove potremmo andare a finire e come queste stiano cambiando quello che siamo”.

Su Jeskidz’s World è possibile seguire l’ongoing project di Jesse, un reality show su se stesso e la propria vita produttiva arrivato al 62esimo episodio, contemporaneamente presa in giro e allargamento (di nuovo) dell’idea di commistione di vita vera e vita fittizia.

STATUS: KILL – EPISODIO 1

STATUS: KILL – EPISODIO 2

STATUS: KILL – EPISODIO 3

Gabriele Niola
Il blog di G.N.

I precedenti scenari di G.N. sono disponibili a questo indirizzo

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
7 ott 2010
Link copiato negli appunti