WebTheatre/ In rete tutto è mumblecore

WebTheatre/ In rete tutto è mumblecore

di Gabriele Niola - La scelta del digitale serve a risparmiare e avvicina lo spettatore allo spettacolo. Non di soli film indipendenti si tratta: le produzioni per la rete sono tutte mumblecore
di Gabriele Niola - La scelta del digitale serve a risparmiare e avvicina lo spettatore allo spettacolo. Non di soli film indipendenti si tratta: le produzioni per la rete sono tutte mumblecore

La settimana trascorsa ha visto l’uscita in sala di Humpday – Un mercoledì da sballo (la parte italiana del titolo è il primo dazio che pagano i film stranieri meno noti all’arrivo nel nostro paese), il primo film mumblecore ad arrivare in Italia. Sarà difficile per il nostro pubblico comprendere quanto questo film sia in linea con un movimento e delle novità che stanno investendo l’audiovisivo più in generale visto il doppiaggio affidato a Lillo e Greg (il secondo dazio che film interessanti e di poco richiamo devono pagare una volta passata la frontiera), eppure è così.
Mumblecore è il nome sotto il quale rientra un certo tipo di cinema indipendente americano sviluppatosi all’incirca dal 2005 in poi (anche se i primi film di questo tipo si sono visti già nel 2002) attorno a festival come il South by Southwest o il Sundance. Si tratta di film nei quali l’azione è sostituita dal dialogo, si parla molto, da cui il gioco di parole con “mumble”, e si agisce poco, come capita in molti film europei ma come è raro nel cinema statunitense. Si tratta di opere a budget basso anche per essere indipendenti, girati in un digitale non ritoccato e con un piglio realista molto marcato. I soggetti non sono mai di genere ma sempre attaccati alla realtà di un frammento di popolazione solitamente tra i 25 e i 35 anni. Ricorda qualcosa?

Mumblecore e produzioni per la rete sono intimamente correlate . Sebbene i passaggi dall’uno alle altre non siano stati parecchi né tantomeno rilevanti, le due forme di produzione indipendente viaggiano in parallelo subendo più o meno le medesime evoluzioni. Il punto è che il bacino culturale è il medesimo: la cultura hipster statunitense degli anni ’00.
Lontanissimi dall’idea di Dogma che negli anni ’90 aveva cominciato a diffondere l’associazione riprese in digitale/cinema autoriale indipendente e più vicino invece all’idea di uno stile di regia (e quindi anche una scelta tecnica) funzionale a ciò che viene raccontato, il mumblecore al pari delle produzioni per la rete usa il digitale per risparmiare non per scelta estetica o teorica.
Tuttavia la cosa delle conseguenze le ha: il digitale ad alta definizione avvicina al reale, accorcia la distanza tra lo spettatore e lo spettacolo ed è quindi più adatto a raccontare le storie personali .

Da queste pagine più volte sono state segnalate serie per la rete che, lontane da logiche horror, gialle, melodrammatiche, adottavano quest’approccio alla narrazione, una visione del prodotto audiovisivo che, sebbene non si possa dire esclusivamente figlia della rete, di certo è online che ha trovato il terreno più fertile. Il cinema mumblecore è una realtà ed ha budget molto bassi ma comunque rispetto ad una serie per la rete ha costi decisamente superiori e barriere d’ingresso maggiori (come la distribuzione in sala), in più è su internet che quel concetto originariamente messo in immagini e racconto da Andrew Bujalski in Funny Ha Ha si è saputo allargare oltre i confini del dramma da camera.

In rete il mumblecore in sé non esiste perché tutto è mumblecore. Se serie come ByChance o Downsized incarnano la parte che più somiglia a quel tipo di produzioni, altre come The Catch o 664 – The Neighbour of the Beast coniugano l’idea in maniera comica o thriller. Serie come Central Cop Division inseriscono il racconto per dialogo in una dinamica perfettamente poliziesca o altre come Young American Bodies innestano nelle storie sentimentali l’audacia visiva del porno softcore.

Ecco perché ora che il nostro paese, o meglio la nicchia di persone più interessate del nostro paese, scoprirà ufficialmente il mumblecore con un film mutilato dal doppiaggio e dall’adattamento occorre premere sul fatto che quell’idea, sviluppata in parallelo tra queste due destinazioni per la produzioni audiovisive (mentre la tv ne sembra ancora scevra probabilmente per le barriere all’ingresso ancora più invalicabili), online perde le sue caratteristiche di genere ben identificato per diventare un modus operandi con il quale affrontare qualsiasi tipo di racconto.
Non sarà così per sempre ma è così oggi perché le condizioni produttive ed enunciative lo favoriscono. Non sarebbe male cavalcare la cosa anche da noi.

HUMPDAY TRAILER US

HUMPDAY – UN MERCOLEDÌ DA SBALLO TRAILER ITA

Gabriele Niola
Il blog di G.N.

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Pubblicato il
10 giu 2010
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