WebTheatre/ Kung Fury, dalla Rete con furore

WebTheatre/ Kung Fury, dalla Rete con furore

di G. Niola - Quello che le platee online vogliono vedere e condividere, prodotto da loro e per loro. Kung Fury è il meme più professionale e costoso di sempre
di G. Niola - Quello che le platee online vogliono vedere e condividere, prodotto da loro e per loro. Kung Fury è il meme più professionale e costoso di sempre

Voluto e cercato da internet stessa, ora è liberamente su internet Kung Fury , primo caso di meme finanziato dagli utenti, prodotto professionalmente cretino creato dalla Rete e dalla Rete alimentato.
C’è una campagna crowdfunding alla base di Kung Fury, 600mila dollari raccolti dopo averne chiesti 200mila, il triplo dell’entusiasmo che era stato preventivato ha dato origine ad un delirio di anni ’80, videogame culture vintage, un po’ di mitologia scandinava e la consueta ossessione per il nazismo della rete.

Kung Fury

Sono solo i temi principali questi, in Kung Fury c’è molto più di quel che non si possa dire da una sola visione di quel trailer che ha creato l’hype. Nel video con cui è stata fomentata la campagna Kickstarter si intravedevano delle potenzialità, dei macroargomenti e soprattutto un intento così spensierato e iconoclasta rispetto al cinema (“con quello che voi prendete seriamente noi faremo il massimo del ridicolo, prendendo in giro voi e noi”) da scatenare immediata approvazione.
Ora il prodotto finale, già oltre i 2 milioni di visualizzazioni, è un mediometraggio che si qualifica nel gusto comune come “cazzeggio” ma in definitiva è il meme più costoso di sempre, quello che contiene tutti gli altri.

C’è un poliziotto che dopo la morte del partner diventa un super esperto di arti marziali, paradossale paladino del bene, abile in maniera così esagerata da far ridere. L’agente speciale si trova contro una minaccia incomprensibile che il suo amico hacker (una presa in giro estrema ma centrata) individua nel passato, è il Kung Fuhrer, ovvero Hitler. Per fermarlo il protagonista è mandato indietro nel tempo (sempre attraverso le mirabolanti possibilità dei computer anni ’80), solo che per un malfunzionamento finirà in una terra di dinosauri e mitologia scandinava e con loro ripartirà verso la Germania del Terzo Reich.
Più o meno è questa la trama, volutamente scombinata, decisamente sconnessa. Kung Fury non racconta ma affianca una dopo l’altro immagini da screenshot, scene da estrapolare, momenti da condivisione. Non è un film, non è un medio, non è forse nemmeno un video, è fan service puro, ma fan di quel video stesso. Fare quello che i tuoi fan si aspettano da te, riguardo ciò di cui sono fan.

Se il video in sé può anche essere ignorato dopo la prima visione (difficile che qualcuno se ne ricordi anche già tra 4 mesi), il fenomeno no. Attorno a Kung Fury sono girati troppi soldi troppo in fretta, cifre che farebbero gola a qualunque cineasta dal nome sconosciuto. Ancora più paradossali sono le modalità di raccolta, i beni promessi per le donazioni più grosse (si parla di migliaia di euro) vanno dal recitare un ruolo fino al veder comparire il proprio nome accanto alla dicitura “Shut up and take my money”. È un popolo di donatori e spettatori che nessuno sembra saper intercettare quando produce per la rete, un pubblico certamente appassionato di audiovisivo in tutte le sue forme, chiaramente attirato e in grado di comprendere l’ironia della parodia vintage di Kung Fury (esiste anche una vera canzone e un vero video di David Hasselhoff fatto per l’occasione, impossibile valutare solo quello quante donazioni abbia portato).

Non rappresentativo di nulla se non dell’infinito spettro di possibilità che il video online può coprire e degli imprevedibili criteri d’importanza che regolano le iniziative promosse in rete, Kung Fury non parla tanto di cosa si crei online ma di come lo si faccia e soprattutto di cosa si voglia guardare.

KUNG FURY

Gabriele Niola
Il blog di G.N.

I precedenti scenari di G.N. sono disponibili a questo indirizzo

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Pubblicato il
4 giu 2015
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