WebTheatre/ La 500 in una webserie. Americana

WebTheatre/ La 500 in una webserie. Americana

di G. Niola - La 500 entra a far parte della vita del protagonista di una delle webserie di maggiore successo, sponsorizza FIAT. Il target è statunitense, anche perché in Italia mancano le webserie adulte
di G. Niola - La 500 entra a far parte della vita del protagonista di una delle webserie di maggiore successo, sponsorizza FIAT. Il target è statunitense, anche perché in Italia mancano le webserie adulte

Se esistesse una scuola di video per la rete, Wainy Days avrebbe un seminario a parte tutto per sé.
Si tratta di una delle serie più longeve, interessanti e dal successo costante mai viste. Ha tutto quello che si può chiedere: una fan base larga, lodi dalla critica, premi di settore, partecipazioni importanti, un canale che compra i contenuti in esclusiva e sponsor a palate. Proprio gli sponsor, anzi uno sponsor, è il gancio per riuscire finalmente a scrivere di questa serie così sobria e costante da non essere mai riuscita a meritarsi un titolone ad effetto.
La quinta stagione di Wainy Days sarà sponsorizzata dalla Fiat e in particolare sarà tutta brandizzata con la 500 (che da poco è sbarcata sul mercato statunitense in pompa magna). La macchina diventa l’auto del protagonista e oltre a molti buoni posizionamenti di fronte all’obiettivo si prende anche qualche parola di lode durante gli episodi.

wainy days

Questo sbilanciamento della casa di produzione automobilistica italiana, su un prodotto esistente solo online e solo sulle pagine e sui player di My Damn Channel (poi anche su YouTube ma con risultati e interesse meno clamorosi), fa il paio con il totale disinteresse dei grandi nomi del commercio per le produzioni nostrane, che pure possono raggiungere target ampi per quantità ma ristretti per varietà.
Fiat investe in una webserie ma lo fa su una webserie americana, la ragione (oltre al fatto che in questo momento la 500 è in promozione in America, non in Italia) è anche da andare a trovare nella mancanza di un prodotto adulto nelle webserie italiane.

Wainy Days è prodotta, scritta e realizzata da David Wain , in cui egli fa più o meno se stesso. Lui è un autore che ha lavorato al cinema e per la televisione, un pesce piccolo di Hollywood che negli episodi (tutti intorno ai 5-6 minuti) interpreta un quarantenne costantemente a caccia di una relazione sentimentale ma che di volta in volta vede frustrato questo suo desiderio da appuntamenti e ragazze che non lo capiscono. Spesso in maniera demenziale. Tutto intorno si muove un cast di comprimari fissi, tutte spalle comiche o personaggi-macchietta che prestano il fisico e lo stereotipo alle diverse gag. In più con un salto mortale che ha del geniale il protagonista della web serie lavora in uno sweatshop , ovvero un luogo traducibile come “fabbrica di cucito” ma che in americano è anche sinonimo di luogo dove il lavoro è sfruttato. Nella serie David ha una vita borghese ma poi lavora in questo ignobile scantinato in mezzo a mille altre persone alla macchina da cucire, una delle più formidabili allegorie di qualsiasi lavoro ti faccia sentire in quello stato.

Ecco, pur non rinunciando ad una certa leggerezza di fondo, Wainy Days è scritto e diretto (come tutto in rete) per il medesimo target di chi mette in scena, cioè per trenta-quarantenni simili a David Wain, il quale con le sue indubbie doti di scrittura, abilità di messa in scena e con la costante partecipazione speciale di nomi (di medio livello) del cinema e della tv hollywoodiana, quel target lo conquista quasi tutto.

Nel nostro ecosistema mediatico ci sono molte personalità note del mondo dello spettacolo che sono finite in una webserie come attori, e anche alcuni autori televisivi si sono misurati con il mezzo. Non solo i risultati sono sempre scadenti: si legge in questi tentativi la volontà di ripetere i medesimi meccanismi del medium di provenienza, come se lo si facesse per forza e non spinti dalla volontà di fare qualcosa di nuovo.
Nessuno ha fatto qualcosa di proprio e personale online, nessuno ha usato un linguaggio più diretto meno filtrato e soprattutto (soprattutto!) più rispettoso del pubblico cui si rivolge, il quale non è lo stesso della televisione e anche quando coincide con esso non applica il medesimo metro svogliato e demoralizzato con il quale giudica, e guarda, i prodotti televisivi italiani.
Solo Zoro (ovvero Diego Bianchi) ci è riuscito, ma in un’era del video online italiano in cui il massimo era farsi un nome per poi arrivare (com’è stato) alla televisione generalista.

WAINY DAYS – EPISODIO 33

WAINY DAYS – EPISODIO 34

Gabriele Niola
Il blog di G.N.

I precedenti scenari di G.N. sono disponibili a questo indirizzo

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
9 dic 2011
Link copiato negli appunti