È curiosa e tortuosa la strada attraverso la quale The confession è diventata la prima webserie importata e doppiata del nostro paese.
Il passaggio in sé è determinante, l’investimento di soldi in un doppiaggio assolutamente professionale è pari infatti all’investimento fatto nella creazione della serie e la cosa in sé (l’adattamento) annulla la mancanza di confini di internet.
The confession ha come protagonisti Kiefer Sutherland e John Hurt e l’edizione italiana mantiene i loro doppiatori usuali, nello sforzo di prolungare l’idea di professionalità che i produttori originali hanno voluto legare a questo prodotto per la rete e con l’idea di dare nuovo senso, soprattutto economico, all'”esclusiva”.
L’effetto è subito diverso dal solito, perché sia lo stile di messa in scena sia il comparto audio rimandano all’universo distributivo della televisione migliore, quella a pagamento, quando invece il mezzo effettivamente usato è la rete, gratis.
Il trucco è possibile grazie ad AXN, canale satellitare che cura la distribuzione di The confession al di fuori del territorio americano (dove è andata su Hulu, poco più di un anno fa) e che dopo il primo passaggio online manderà la serie in tv. Dunque l’investimento è il medesimo che sarebbe stato fatto per la messa in onda televisiva, solo che la serie passa prima per la rete, mezzo per il quale era stata effettivamente concepita.
Ulteriore audacia produttiva è costituita dal fatto che, contrariamente a quanto avviene per produzioni grosse, The confession non nasce con un sponsor alle spalle ma prodotto in proprio per poi rientrare dalla vendita dei diritti di pubblicazione in esclusiva (per l’appunto Hulu e poi AXN). Il successo dell’operazione economica (quasi immediato) ha quindi dimostrato come ci sia spazio di business per prodotti che coinvolgono nomi di livello. Cosa che, sembrerà strano, non era per nulla scontata.
Se quelle relative all’investimento fatto sono le buone notizie, le cattive riguardano tutte la natura di questa webserie, cioè un prodotto in tutto e per tutto derivativo che è fatto cercando di ricreare in rete le medesime idee e dinamiche della televisione. The confession è insomma indistinguibile da una qualsiasi serie tv, sotto tutti i punti di vista, i suoi produttori lo considerano un pregio, perché è sinonimo di qualità, ma in realtà è un difetto, perchè non è niente di nuovo.
La storia racconta di un killer (Kiefer Sutherland) che in seguito al perdono ricevuto da una vittima decide di andarsi a confessare da un prete (John Hurt), a 35 anni dall’ultima volta che è entrato in chiesa. Dalle sue confessioni (a dir poco ardite) è tratta ogni puntata. Il tono chiaramente non è conciliante e il protagonista non è esattamente il buon cristiano. Vent’anni fa da una trama simile (un poliziotto corrotto che una volta era cattolico viene folgorato da un atto di perdono e non riesce più ad essere lo stesso) Abel Ferrara fece Il cattivo Tenente , ora Christopher Young trae una serie che ricorda più la tensione e la frenesia di 24, cosa che si capisce meglio considerando che l’attore protagonista è ideatore e produttore del tutto.
Alla fine dunque ogni settimana su Streamit , il canale di Empire (la rivista inglese approdata da poco in Italia) manda online un nuovo episodio, tra i 6 e i 7 minuti, di questa serie tv immaginata per il web, nella quale le confessioni dei crimini passati, assieme ai discorsi di violenza e perdono con il prete sono il contenuto.
Alla fine dunque si tratta più d’un modo diverso d’immaginare pillole di tv che di una serie per la rete, cioè di un prodotto dotato di un diverso approccio alla narrazione e un diverso rapporto con il pubblico. Non che ci sia nulla di male in tutta l’operazione The confession, che anzi cerca di immaginare e timidamente azzardare modelli di business per la rete, è solo un’idea vecchia fatta rientrare a forza (ma con bravura, va detto) in un mezzo nuovo.
THE CONFESSION – EPISODIO 1
THE CONFESSION – EPISODIO 2
Gabriele Niola
Il blog di G.N.
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