È ormai online da un paio di settimane un esperimento estremamente interessante di distribuzione video. Si chiama Pitchfork.tv ed è la sussidiaria televisiva di Pitchfork Media , un network che da anni si è conquistato una credibilità nel mondo della critica musicale con il suo approccio spietato, snob e molto orientato all’indie rock.
Da quando MTV è passata dal trasmettere prevalentemente videoclip ad avere un palinsesto riempito di propri format (solitamente partoriti e girati in America e poi esportati nel resto del mondo), il modo della videomusica è stato orfano di uno sbocco propriamente detto. YouTube è stata la più ovvia (nonché l’unica) destinazione per i video musicali, una destinazione in linea con i rinnovati meccanismi della rete, dunque non più a flusso ma a richiesta e soprattutto suscettibile dell’intervento degli utenti (nella misura di modifiche, rielaborazioni e rimontaggi user generated).
Ma se YouTube, per la sua dinamica on demand, è più adatto a veicolare i video dei musicisti più noti, è stato MySpace da quando ha integrato i video a garantire una finestra per i più indipendenti.
Ora Pitchfork.tv sembra poter colmare un altro vuoto, ma con lo stile a coda lunga della rete. Le band ospitate sono rigorosamente selezionate e, sebbene ci siano anche dei nomi noti (dai Chemical Brothers ai Radiohead), lo spirito è rigorosamente indie. Pitchfork.tv non vuole dunque in nessun modo sostituirsi a Youtube o Myspace nel campo dei video musicali, semmai vuole sembrare più la versione internet dei nuovi canali di MTV come Brand:new.
La fruizione, sebbene sia on demand, non disdegna il flusso, i video (una volta selezionati) scorrono uno dopo l’altro all’infinito e le poche trasmissioni realizzate sono tutte incentrate sulla vita dei gruppi o sulle performance live (sono previsti anche documentari cinematografici di stampo musicale).
Tuttavia la cosa che sorprende e che costituisce una scelta molto forte e indicativa dell’approccio del team di Pitchfork al video online è che non c’è assolutamente traccia di tutto ciò che ha determinato il successo di Picthfork Media, ovvero le spietate recensioni, i consigli e i voti, e non c’è nemmeno traccia di alcun conduttore. A Pitchfork sostengono di non aver bisogno di Vj e che non ne adotteranno mai, la cosa più vicina che potranno avere saranno gli intervistatori. Ciò a cui invece non rinunciano è un’elevata qualità di trasmissione audio e video, decisamente più alta della media del video in rete.
È la logica del video che non necessita delle immagini, può sembrare un paradosso ma non lo è. In rete una tipologia di contenuti come quelli di Pitchfork, on demand ma anche molto di flusso, può essere fallimentare se si pretende che l’utente vi assista come fosse televisione, se invece i contenuti video non necessitano per forza di essere visti ma hanno senso anche se semplicemente ascoltati è un valore aggiunto.
In questa logica rientra anche la particolare interfaccia del sito, molto criticata per la sua scarsa usabilità e per la mancanza di indirizzi permanenti. I link alle diverse trasmissioni, i diversi show, video e sezioni del sito sono tutti da un lato e le pagine cambiano lasciando sempre ferma la parte con il player sul quale scorrono i video a flusso. Questo determina che i singoli video non siano linkabili (scelta dovuta anche al rispetto dei diritti d’autore) e dunque fomenta ancora di più l’idea e l’uso di Pitchfork.tv come un flusso di immagini e musica indipendente, forse più simile ad una radio che ad una televisione.
Il senso di una simile operazione lo si può cercare solo nel complemento ad un sito già stimato e di successo come quello di Pitchfork. Come per i video su Flickr di cui abbiamo già parlato anche in questo caso il valore aggiunto e la componente determinante è poter fruire di una community molto coerente e già costruita e riunita intorno a qualcosa che non è il video. Le foto per Flickr e la critica musicale per Pitchfork sono il cuore, i video per loro sono una componente aggiuntiva dalla cui aggiunta possono solo trarre insperati vantaggi.
Gabriele Niola
Il blog di G.N.
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