WebTheatre/ La webserie che sembra un film che sembra una serie tv

WebTheatre/ La webserie che sembra un film che sembra una serie tv

di G. Niola - Puntate di una webserie che hanno una continuità, pubblicate online contemporaneamente: l'effetto è quello di un film o, meglio, di una puntata di una serie televisiva. In Rete si può
di G. Niola - Puntate di una webserie che hanno una continuità, pubblicate online contemporaneamente: l'effetto è quello di un film o, meglio, di una puntata di una serie televisiva. In Rete si può

Da un certo punto di vista c’è grande confusione nell’audiovisivo ma la realtà è che la confusione, il sovrapporsi di diversi piani, il mescolarsi dei generi e delle produzioni (quel che va al cinema si vede in tv e su internet, quel che si fa in tv somiglia e in certi casi è meglio di quel che si fa al cinema, su internet finisce tutto e in più qualcuno produce contenuti seriali originali di tipologie mai viste prima aspirando a cinema e tv) è qualcosa al quale dobbiamo abituarci.
Ray William Johnson (uno degli youtuber americani più importanti e seguiti, noto per i video =3 ), e Anna Akana (di cui si era già parlato per il suo progetto di mettere un corto online ogni mese del 2014), hanno realizzato e messo online tutto insieme a dicembre Riley Rewind , una webserie che ha poco di seriale e pare fatta per essere vista tutta insieme come un film, ma in realtà per durata e tipologia di racconto somiglia più ad un episodio di una possibile serie tv.

Riley Rewind

Dunque, molto in linea con House of cards e la sua distribuzione in una soluzione unica, Riley Rewind è una serie composta da 5 episodi che sono arrivati online tutti insieme. La prima cosa che viene spontaneo chiedersi è perché fare una serie se la si mette online tutta insieme, perché cioè scegliere quel formato se poi lo spettatore può vederla in una soluzione unica come un lungometraggio.
Nel caso specifico la risposta potrebbe essere che “non è un lungometraggio” semmai è un medio (la durata totale è tra i 40 e i 50 minuti), ma la verità è che la risposta è la medesima che si potrebbe dare ad una simile domanda fatta su House of cards , ovvero che un racconto molto lungo non si può vedere tutto insieme e la produzione suggerisce qual è la separazione migliore (inserendo anche dei cliffhanger). Cosa dalla quale si capisce che 40-50 minuti per i tempi di internet è “molto lungo”.

Va detto subito che Riley Rewind è stata un successo, il primo episodio ha 2 milioni di visualizzazioni e l’ultimo 1,2 milioni. Non poteva essere altrimenti viste le persone coinvolte, dotate ognuna di un grande seguito e una grande credibilità, ma Riley Rewind è anche una webserie molto riuscita o meglio, come si diceva inizialmente, è un episodio di una serie tv molto riuscito.
Riley è un’adolescente che può viaggiare indietro nel tempo ma non vivrà avventure incredibili, anzi ne vivrà di molto credibili, usando il suo potere per risolvere piccole questioni personali (un po’ come La ragazza che saltava nel tempo di Mamoru Hosoda). Si avvicina la fine del liceo e quindi il ballo di fine anno e una ragazza della sua scuola, che lei non conosce, si è suicidata, Riley tornerà indietro diverse volte per cercare di evitarlo, avvicinandosi sempre di più al giorno del ballo.

La trama è perfettamente in linea con quanto si vede nella serialità televisiva per ragazzi, nonché con quel che si racconta nei media tradizionali in questi anni, e così è la messa in scena, i colori, le scene e la recitazione (l’unica “firma” della webserie è il fatto che ogni episodio è introdotto dalla stessa protagonista parlando in webcam). In più gli eventi appaiono così circoscritti e vengono introdotti così tanti personaggi secondari senza dargli uno sviluppo (anche solo marginale) che tutto Riley Rewind sembra, per l’appunto, un episodio di una serie più grande.

Anna Akana punta ad una carriera nel cinema o nella tv, Ray William Johnson forse anche, motivo per il quale giocano con linguaggi più “vecchi” del mezzo che sfruttano, tuttavia da questo si comprende come sempre di più la mescolanza e la mancanza di punti di riferimento non siano una fase ma il nuovo equilibrio. La piattaforma digitale che tutto contamina e tutto equipara (specie nella lavorazione, che poi è quel che conta) sta avvicinando gradualmente tutte le maniere di pensare l’audiovisivo e sempre di meno si può indicare cosa appartenga alla televisione, cosa al cinema e cosa ad internet.

Gabriele Niola
Il blog di G.N.

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Pubblicato il
8 mag 2014
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