Solo la settimana scorsa avevamo parlato di come, a latere di player della rete che si misurano con la produzione e distribuzione al pari dei colossi tradizionali (Netflix e Amazon Studios), Vimeo abbia cominciato la distribuzione dei film che una volta erano esclusiva del cinema. Questa settimana vale la pena tornare di nuovo dalle parti di quello che ieri era considerato il competitor di nicchia di YouTube (quello più pulito e professionale) e ora invece, solo negli ultimi mesi e grazie alle iniziative messe in piedi con la parte on demand, ha significativamente rialzato i propri accessi potendosi quindi permettere un round di investimenti che, a quanto pare, sono stati messi bene a frutto.
Non solo già da settembre la piattaforma ha rinnovato High Maitenance (che non è notizia da poco: una webserie a pagamento che è andata così bene da meritare nuovi episodi) ma ha anche siglato un accordo con i Maker Studios . Si tratta di uno dei maggiori MCN del mondo, che cura circa 55.000 creativi ed è di proprietà della Disney. Per una somma che non è ancora nota i Maker Studio produrranno in esclusiva contenuti per Vimeo On Demand (ovviamente non è noto nemmeno quanti contenuti produrranno), mettendo a disposizione il loro portfolio di talenti prelevati da YouTube.
È altamente probabile che nessuno lascerà il Tubo, che rimane ancora e di gran lunga il luogo migliore dove intercettare e consolidare il proprio pubblico, ma è anche evidente che su Vimeo i Maker Studio proveranno a monetizzare di più e meglio quanto di buono i suoi creativi sono capaci di fare.
Non si tratta nemmeno del primo caso di migrazione, già tre grossi nomi dello YouTube americano hanno deciso spontaneamente di affiancare alla produzione sul Tubo anche qualcosa di più corposo da vendere su Vimeo. Si tratta di un lungometraggio realizzato da Taryn Southern , di una versione più lunga della webserie Storytellers di Joey Graceffa e di comicbookgirl19 che ha cominciato a postare recensioni del medesimo tipo che mette su YouTube a pagamento su Vimeo (per 1,99 dollari).
Sono tutte forme diverse di sperimentazione (film indipendenti, webserie, show e addirittura vlog in puro stile YouTube) mirate a capire per quali tipi di video esiste un mercato, partendo dal fatto che si tratta di autori già noti e dotati di un proprio pubblico. In comune però c’è il desiderio, espresso con voce sempre più altisonante lungo tutto il 2014, di andar via da YouTube dopo aver trovato una casa più accogliente, una che in sostanza non si accaparri il 45 per cento degli introiti. La quota di Vimeo è del 10 per cento ma a fronte di un pagamento diretto degli utenti e soprattutto non ha il pubblico di YouTube, non è il luogo migliore dove stare ora ma è un inizio. Soprattutto, dovessero rivelarsi esperimenti di successo si creerebbe davvero un’alternativa non tanto a YouTube ma a quello che è l’unico modello di fatto esistente oggi: il gratuito finanziato dalla pubblicità.
La speranza di tutti è di riuscire a trovare un pubblico differente che non può necessariamente essere quello dai 2 ai 23 anni che affolla YouTube senza avere né la voglia né la disponibilità per pagare, ma un pubblico più maturo, con un account PayPal o una carta di credito, che possa e voglia pagare per contenuti lunghi o corti. Impresa difficilissima che tuttavia, a giudicare dal rinnovo di High Maintenance (che non godeva nemmeno di una base di pubblico consolidata), almeno in qualche caso sembra riuscire.
Del resto, se non ci fossero questi margini, l’MCN posseduto dalla Disney non avrebbe aderito a produrre in esclusiva per Vimeo.
HIGH MAINTENANCE TRAILER
Gabriele Niola
Il blog di G.N.
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