Partito solo 10 giorni dopo Freaks e pensato con un taglio e uno stile agli antipodi della serie recentemente conclusa, Skypocalypse è una delle scoperte più felici fatte nel mondo delle serie per la rete italiane. Senza nessuna ambizione cinematografica o televisiva e fondato su un linguaggio e un’estetica pensabili solo online, anche questa webserie non nasce da un singolo cineasta ma dall’unione di alcuni vlogger, mediamente seguiti all’interno dell’universo di YouTube, che non hanno alcun background filmico ma che operano un racconto solo ispirato ad alcuni topoi del cinema e della serialità televisiva.
La vera forza di Skypocalypse però è la sua idea di fondo, ovvero che tutto il racconto della vita dopo quella che sembra essere stata la più tipica delle invasioni di zombie, sia mediato da una conversazione Skype. Del mondo esterno, degli zombie (o chi per loro) e di quel che accade per strada non c’è nulla, ogni episodio consiste per l’appunto in una videoconferenza del gruppo Skypocalypse creato su Skype per radunare i sopravvissuti all’insegna dell’ otium divertito.
I sopravvissuti sono tre nerd rispettivamente appassionati di videogiochi, porno e serie televisive, decisamente più interessati a giocare in rete (finché internet regge) o a finire di vedere gli episodi delle serie tv realizzate prima dell’invasione, che a scoprire cosa succeda fuori. Le uniche incursioni dall’esterno avvengono nella forma di urla disumane fuoricampo.
Attorno a loro di volta in volta si uniscono in videoconferenza altri sopravvissuti in cerca di umani con cui comunicare, anch’essi caratterizzati da passioni estreme (fino ad ora sono comparsi un bassista, una maniaca della fotografia e un complottista).
Sebbene caratterizzata da valori produttivi prossimi allo zero, Skypocalipse sa farsi forza dei propri limiti (esilaranti gli incipit di quasi ogni episodio in cui i protagonisti regolarmente si chiedono come mai di cambiamenti nei personaggi e negli arredamenti inspiegabili a livello di trama) e anzi in certi momenti sembra puntare proprio su quello. Girando attorno a tutti gli stereotipi e ai caratteri del cinema e della serialità di genere apocalittico Skypocalypse trova la propria originalità nel modo in cui giustappone le fasi di dialogo e cerca un insperato quanto riuscito umorismo. Non che trovi quello che cerca in ogni caso, ma il tentativo di fare un discorso (e un racconto audiovisivo) diversi dagli altri media è encomiabile oltre che spesso riuscito.
Inoltre in un’ottica di produzione che non si misura con i linguaggi tradizionali (come invece fa Freaks, che della professionalità e della capacità di “somigliare” ad altre produzioni più onerose fa un giusto vanto), anche i palesi limiti della webserie riescono a passare in maniera indolore. La recitazione inesistente, le molte battute abusate, i momenti morti e le situazioni eccessivamente ricorrenti non affossano il racconto come farebbero se la webserie volesse ricalcare i formati e linguaggi di schermi più grandi, ma anzi diventano caratteristici di quella forma particolare.
I creatori di Skypocalypse ( Mattia Ferrari e Mattia Pozzoli da un soggetto di Karim Musa e con il montaggio di Cannato Flavio e tra gli interpreti Yotobi , Pallonw , Cimdrp e DavePlisken ), che ne siano coscienti o meno, sembrano aver capito bene due lezioni impartite rispettivamente dalla televisione e da internet. La prima è che il nerdismo oggi è ovunque e, oltre ad attirare un pubblico che si sente rappresentato, se affrontato in una certa maniera, diverte anche chi ne è al di fuori (ne è esempio il successo di Big Bang Theory). La seconda è che in rete l’obiettivo lo si punta sui volti e non sui fatti, e le reazioni contano più delle azioni a patto che siano mediate dalla comicità, che qui è ben scritta e funziona (e non è poco!). Di apocalissi ne abbiamo viste, come abbiamo visto anche moltissime parodie delle apocalissi. Di ogni tipo. Ma utilizzare quest’idea come “trucco”, per parlare in realtà di tipologie e interazioni umane che con l’apocalisse non hanno nulla a che vedere è qualcosa di decisamente più appropriato alla rete. Del resto è il medesimo segreto alla base della madre di tutte le webserie, Lonelygirl15 , che, prima del salto dello squalo, raccontava un teen drama a sfondo satanico senza (quasi) mai uscire dalla cameretta di una quindicenne.
L’estetica del vlog, quella fatta di un soggetto parlante inquadrato a mezzo busto su uno sfondo che solitamente oscilla tra la camera da letto e il salotto, ha contaminato gran parte dell’immaginario collettivo ed è ora che entri nella produzione di immagini. Già Dr. Horrible cercava di integrare quest’idea di tenere l’azione al di fuori del visibile, cercando di passare attraverso il formato “videoconfessione” per molti dei suoi passaggi e You Suck At Photoshop , non avendo nemmeno un essere umano inquadrato, era ancora più straordinariamente radicale in questo. Ora Skypocalypse opera una moltiplicazione dei busti parlanti, instaura un dialogo non solo tra di loro ma tra le loro immagini con un montaggio primitivo ma efficace e difatti trova un’ottica diversa per un racconto che altrimenti non sarebbe troppo diverso dal solito.
SKYPOCALYPSE EPISODIO 1 – PILOT
SKYPOCALYPSE EPISODIO 2 – NIKKI BENZ THEME
SKYPOCALYPSE EPISODIO 3 – PIANTAGIONE DI BASILICO
Gabriele Niola
Il blog di G.N.
I precedenti scenari di G.N. sono disponibili a questo indirizzo