C’è YouTube che è ormai il terzo sito più visitato del pianeta. C’è iOS, che è la piattaforma mobile più utilizzata (se parliamo di smartphone e ci uniamo i tablet). C’è la visione di video mobile che è in continua crescita, roba da un miliardo di video visti al giorno . E infine ci sono i contenuti, prodotti con sempre maggiore programmaticità e in un modo che ricalca in maniera crescente gli standard televisivi.
Sapevamo tutti che un giorno i soldi sarebbero arrivati, e l’arrivo nei giorni scorsi dell’app ufficiale YouTube per iPhone (seguita a breve da quella per iPad) è solo l’ultimo atto d’industrializzazione del sistema. Un cambio tecnologico cui ne sta seguendo uno contenutistico. La vicenda è nota. Apple da iOS 6 non supporta più YouTube come applicazione nativa, cioè preinstallata su tutti i suoi device mobili, dunque Google ha messo a punto un’app che faccia più o meno quel che faceva prima, cioè visualizzare nella maniera migliore i video di YouTube. Solo che gestendola in proprio ora può piazzarci sopra la pubblicità, come già fa nelle applicazioni equivalenti per Android. Un miliardo di video visti ogni giorno su dispositivi mobili, si diceva, buonissima parte dei quali su un iPhone o un iPad.
Ancora più in grande gli utenti unici di YouTube sono arrivati a circa 800 milioni, il che significa il 10 per cento della popolazione terrestre. E i video visti non sono meno impressionanti, si parla di una media di 140 video visti l’anno (in media) da ogni abitante del pianeta. Normale dunque che siano nati, come abbiamo visto nei mesi scorsi, canali e programmi strutturati, con dei finanziatori alle spalle, dei talent a fare da volto e tutto quel complesso di regole e clichè che già caratterizzano la produzione video televisiva. Idee molto lontane e diverse da quelle nate e cresciute in Rete, da una creatività, una cultura e una mentalità che è fiorita online e non derivata dai media tradizionali come Epic Meal Time .
In questo senso, cioè andando ad unire una produzione più canonica possibile, temi da Internet e una fruizione rapida anche da mobile, nascono show come Awkward Family Photos e Kaboom! , che di questa nuova fase della produzione per la rete (iniziata meno di un anno fa) sono il simbolo perfetto. Il primo è uno show del canale YouTube The Nerdist (uno di quelli prodotti e finanziati da YouTube stesso), l’altro appartiene a Yahoo!, che sul versante video ancora non si è arreso, anzi. Si tratta di due programmi dall’idea di fondo non dissimile. Uno è la versione video di un noto blog che mette in fila esilaranti foto familiari, il secondo mostra oggetti che esplodono.
Nella fattura Kaboom! è molto simile a quel che si può vedere sul cavo in America e sul satellite da noi: programmi pseudo-documentaristici, dalla struttura molto rigida e molto inquadrati in schemi che ne semplificano la fattura e abbattono i costi, tanto il punto è un altro, presentare oggetti che esplodono, possibilmente presentati da un ex Miss America per compiacere il pubblico d’elezione delle esplosioni. Si tratta dell’aggregazione di qualcosa che è reperibile altrove (video ad un alto tasso di frame per second girano online da anni), una maniera di “rivendere” come se fosse una novità un’idea che da sola si è fatta strada online, ancora buona per un pubblico meno avvezzo e smaliziato.
AFP invece mette in video qualcosa che prima esisteva in immagini. È comunque il riciclo di un’idea ma se non altro è fatto dai medesimi autori che l’hanno portata al successo altrove, lì mettono i propri pensieri in didasclia, qui li raccontano in un battibecco che (ammettiamolo) poteva risultare peggiore. Essendo uno show di The Nerdist, AFP è estremamente più adatto ad Internet e ai suoi standard sia nella fattura che nel linguaggio rispetto a Kaboom!. Tuttavia l’impressione che la produzione si sia fatta più industriale (de resto con 100 canali finanziati, ognuno pieno di show…), meno avventurosa e quindi più blanda e banale, copia di modelli televisivi che in teoria avevamo sempre detto che ci avevano stufato.
E invece le visualizzazioni li premiano, perchè anche il pubblico sta cambiando. Quei 142 video visti ogni anno (in media) da ogni abitante del pianeta (anche se sappiamo che una percentuale minuscola è effettivamente quella che ne guarda) hanno i loro effetti collaterali.
AWKWARD FAMILY PHOTOS
KABOOM!
Gabriele Niola
Il blog di G.N.
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