Già al momento della sua dipartita Michael Jackson aveva rischiato di portare con sé la Rete, tante erano state le connessioni simultanee a siti d’informazione, Twitter, Facebook e via dicendo. La sete di informazione, e soprattutto di condivisione, degli utenti è stata tra le più alte mai registrate e tanto di questo consumo mediatico è stato indirizzato al video.
Consumo che ha prima preso sui principali social network e sui blog la forma dell’embedding video (curiosamente disabilitato per la gran parte dei video dell’artista e quindi inutile), ma poi si è compiuto effettivamente in occasione del funerale-show con un feed streaming messo a disposizione. Si è trattato di un evento pensato, realizzato e organizzato per essere visualizzato e distribuito anche online, e che ha prevedibilmente infranto ogni record. Akamai, la società che monitora circa un quinto del traffico della Rete, ha riportato dati che parlavano di 2,8 milioni di stream video da dividersi in 1,9 milioni in diretta e 900mila on demand.
Dopo l’exploit della CNN e della sua doppia finestra Video/Facebook sperimentato in occasione dell’insediamento di Obama , ora anche le altre fonti principali si sono adeguate in un modo o nell’altro associando alla visione del video anche la possibilità di interagire socialmente.
A diffondere un feed video pensato e ottimizzato per la Rete sono stati i principali giornali e network statunitensi, ognuno contando i propri spettatori (motivo per il quale è complesso avere una cifra unica e globale). Di sicuro però c’è Facebook, il social network più scelto come partner sociale della visione, il quale ha dichiarato 759mila utenti connessi dal sito CNN e 773mila aggiornamenti di status, con un picco di 6mila aggiornamenti di stato al minuto . Gli streaming contemporanei, sempre per la CNN, sono stati circa 9,7 milioni, mentre per l’insediamento di Obama furono 25 milioni ma in un periodo di 12 ore (inoltre in Rete c’era meno concorrenza).
Gli altri si sono mossi con maggiore o minore originalità. C’è chi come ABC, TV, E! Online e UsaToday si è limitato a mandare la diretta dal sito e chi, come Hulu o Ustream, ha offerto la possibilità di embeddare il proprio player (Ustream assieme a MSNBC e CBS poi aveva anche scelto di utilizzare Twitter e non Facebook per la discussione con i tag #MJ). Altri invece hanno optato per soluzioni più fantasiose. È il caso di MySpace, che ha consentito la visione della diretta e quella di 20 video musicali a rotazione, ovviamente sfruttando il proprio meccanismo social, oppure quello di Livestation che consentiva la scelta tra una pluralità di feed.
Affiancare visione dell’evento in diretta e interazione sociale è stata la scelta di quasi tutti quelli che intendevano seriamente attirare pubblico, poichè l’eccezionalità e la stranezza dell’evento rendevano indispensabile l’interazione con altre persone – avrebbe avuto poco senso guardare da soli un lungo show mandato in onda (per quella parte del mondo che non sono gli Stati Uniti) in un orario non convenzionale.
Il funerale di Michael Jackson entra dunque nel novero di quegli eventi che è sbagliato ormai definire televisivi , poichè la televisione diventa effettivamente un mezzo attraverso il quale vedere un flusso di immagini che trova altri spettatori in altre destinazioni, e che non sono neanche più immaginati per il solo pubblico televisivo. Basti pensare ai molti video di montaggio con canzoni e immagini di Michael Jackson utilizzati nella diretta del funerale, e a quanto questi differiscano (stilisticamente) dalle inifinità di “tributes” che sono stati immessi in Rete dopo il decesso.
Anche in Italia molti canali e siti d’informazione hanno trasmesso il funerale in diretta (iniziato da noi alle 19 circa), ma l’interazione mediata che si è creata intorno all’evento in Rete dalle direttrici statunitensi è stata molto più in linea con il tipo di “conversazione” sviluppata su Michael Jackson dopo la sua morte.
La celebrazione dell’artista infatti ha avuto da subito luogo principalmente online, dove molti hanno riscoperto i suoi video e le sue canzoni attivamente (cioè andandole a cercare) e molti anche passivamente (vedendoli linkati, embeddati o condivisi dai loro contatti), in Rete si sono sviluppate discussioni e sono usciti fuori complottismi, presunti filmati chiarificatori delle stranezze jacksoniane e via dicendo.
Come capita ormai di consueto i media tradizionali hanno veicolato informazioni e immagini e la Rete ha veicolato assieme ad esse le conversazioni che si svolgono a margine. Per questo la visione anche in diretta dell’evento funerario si è compiuta nel senso più pieno del termine online. Anche se un numero maggiore di persone ha scelto la televisione per vedere le esibizioni e le lacrime in diretta dello show, chi si è rivolto alla Rete questa volta non l’ha fatto solo perchè si trovava lontano da un televisore, ma anche perchè solo lì poteva essere partecipe di qualcosa che non è l’evento in sè ma quella porzione dell’evento che impatta il proprio universo sociale.
Gabriele Niola
Il blog di G.N.
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MICHAEL JACKSON MEMORIAL – MONTAGGIO FINALE