Bologna – Una presentazione/conferenza ibrida tra la tradizione dei trailer (tipica del cinema e poi della tv) e quella dei pitch (tipica del mondo tecnologico).
L’ExpoPixel di Bologna ha ospitato un evento più che unico nel panorama italiano, riunendo sotto la moderazione di Luca De Biase i creatori di webserie che hanno presentato il proprio progetto nelle settimane precedenti all’inaugurazione della fiera sull’innovazione digitale.
L’idea era di riuscire ad introdurre non solo i diversi temi delle webserie a venire (attraverso qualche minuto di materiale video) ma anche l’approccio al business, cosa decisamente più importante in questa fase di sviluppo della forma audiovisiva. E purtroppo, proprio sul lato delle idee di business, i progetti hanno deluso.
Non si vuole valutarne l’effettiva potenzialità, magari andranno molto bene e gli auguriamo di fare ottimi profitti, ma la speranza, inevitabilmente, era di vedere e sentire idee, se non nuove, almeno adattate da quanto di più stimolante si faccia oltreoceano.
Nei circa 10 minuti concessi ad ogni partecipante è stato lo stesso possibile avere uno spettro della varietà (non eccessiva) e dell’umanità che si cela dietro molti progetti. La stessa che sembra di intuire dietro webserie italiane di successo, non di successo e che sprecano tanto potenziale non avendo strategie adeguate.
Prima di passare a raccontare le serie presentate va però notato come una delle caratteristiche più sottolineate nella presentazione dei progetti sia stata l’uso di materiale e competenze professionali (correlato solitamente alla spiegazione di budget più elevati della media). Ferma restando l’importanza di scrivere, girare e recitare per bene, è anche impossibile non tenere conto del fatto che i progetti di maggiore successo (almeno in Italia) sono fino ad ora stati realizzati con professionalità e mezzi limitati (per quanto poi ciò non si sia tradotte in cattiva qualità). Non è insomma dai professionisti o aspiranti tali del cinema o della tv che sono venuti i grandi successi, semmai da chi ha capito come intercettare il proprio pubblico e ha lavorato sulla propria originalità.
Forse sono io
È già online ed è diretta e ideata da Vincenzo Alfieri, racconta di un attore (interpretato sempre da Alfieri) che cerca di barcamenarsi nella vita di tutti i giorni.
La webserie di sostiene con pubblicità sul sito e per migliorare il posizionamento e gestire la pubblicità ha scelto di non andare su YouTube ma distribuirsi con un player Vimeo visibile (per l’appunto) solo sul sito e non embeddabile all’esterno.
Inside Batman
Un gruppo di circa 15 persone che è uscito da RaiLab ha dato vita a questo mockumentary sulla vita di Batman dopo la storia raccontata nella trilogia di Christopher Nolan.
La realizzazione e l’idea si fanno forza del poco budget (ambienti poveri e non curati fanno parte dell’idea di un Batman disoccupato con poche cose da fare che si è trasferito in un’altra città a cercare un crimine da combattere). In più, come ricorda l’autore, il mockumentary è un genere poco visto online.
Al momento esistono un trailer già online e i primi 3 episodi (pubblicati dal 22 aprile) sul canale YouTube , il resto si farà dopo una fase di finanziamento in crowdfunding.
Sushi bar
La storia produttiva anticonvenzionale di Sushi bar è più professional-aziendale che artistica. Il gruppo che lo produce viene infatti dalla formazione e la webserie stessa vuole essere un veicolo per la formazione nelle aziende. La storia infatti si svolge in una società e i personaggi sono promotori di un cambiamento che verrà portato avanti di puntata in puntata.
Dunque non solo la webserie mira a fare profitti ma essa può essere anche un viatico per entrare in diverse società a fare formazione, proponendo il modello audiovisivo.
Anche per questa webserie i primi soldi dovrebbero arrivare con il crowdfunding.
A.Z.A.S. – All zombies are stupid
La webserie di Roberto D’Antona ha vinto 5 premi al Los Angeles Webseries Festival (è opportuno però ricordare che, senza levare il merito alla webserie, l’LAWebFest distribuisce ogni anno premi nell’ordine delle centinaia ) e sta girando diversi altri festival di settore, senza un preciso modello di business.
La serie, per ammissione dell’autore, “Cerca di prendere spunto dai maestri del cinema e fare qualcosa che ricordi i film di successo hollywoodiani, francesi, italiani e tedeschi, mettendoci del proprio per rendere il tutto originale”.
Horror vacui
La webserie di Luca Raffaelli è un horror di fantascienza, costituito da diverse miniserie al suo interno, la prima delle quali si chiama The beginning .
Parte delle maestranze, del cast e del team creativo esce da Stuck (cosa che vale anche per Forse sono io ), a cui si sono uniti alcuni nomi della televisione e del cinema come Francesco Giuffrida. Il budget è grosso, 25mila euro per dieci puntate con l’obiettivo di uscire a metà giugno.
Assieme alle consuete forme di finanziamento Horror vacui conta anche molto sul product placement.
Gabriele Niola
Il blog di G.N.
I precedenti scenari di G.N. sono disponibili a questo indirizzo