La settimana scorsa sono stati annunciati i vincitori degli annuali YouTube Awards , i premi consegnati (virtualmente) dal sito di sharing video attraverso le votazioni dei propri utenti. Come già l’anno scorso, a vincere sono stati in molti casi video già noti e già virali (a dimostrazione che le cose migliori emergono spontaneamente per la selezione automatica dell’utenza) che in questo modo hanno solo trovato il riconoscimento finale del proprio status. In molti altri casi invece sono emerse le preferenze dei visitatori anche a scapito della qualità (come nella categoria comedy). Ma la cosa più importante non sono stati tanto i vincitori o i nominati, quanto le categorie messe in piedi da YouTube.
È infatti l’operazione compiuta a monte dal sito che rivela quali siano i contenuti che fioriscono in rete e in quali categorie vadano riassunti. Alle 7 categorie dell’anno scorso corrispondenti a 7 premi diversi (Commentary, Creative, Adorable, Music, Comedies, Inspirational, Series) sono state infatti aggiunte altre 5 categorie (Instructional, Eyewitness, Short Film, Sport, Politics) per un totale di 12. Non c’è nessun vincitore unico nonostante molti grossi giornali come Repubblica.it abbiano scritto così, scambiando per trionfatore totale quello che invece è il video vincitore della prima delle categorie (mostrate non a caso in ordine alfabetico).
Le 5 nuove categorie arrivano in alcuni casi a correggere errori di categorizzazione precedenti e in altri sono invece il riconoscimento del nuovo status e delle nuove funzioni assunte dal video online.
È il caso di Eyewitness la novità più interessante di tutte. La categoria che con la sua stessa esistenza dimostra la presenza (volontaria o involontaria) ormai di un cospicuo fronte di citizen journalist che, senza alcuna velleità ma con la facilità di chi per un semplice accidente è al momento giusto nel luogo giusto con una videocamera, riprende eventi a cui altrimenti non avremmo mai assistito. Mai la caduta di un fulmine era stata ripresa così da vicino e nessun documentario aveva mai ripreso una situazione tanto clamorosa quanto quella ritratta da alcuni turisti occasionali nel video vincitore .
Più dovuta (e stranamente ancora mancante) è invece la presenza di una categoria Short Film , che riassuma in sé la produzione di finzione girata esclusivamente pensando al pubblico della rete. La cosa strana è che la categoria Short Film arriva a nobilitare lo status della produzione in rete con una curiosa sovrapposizione con lo YouTube Director’s Project , il concorso di cortometraggi che si svolge in dicembre indetto sempre dal sito di sharing video.
Sovrapposizione dimostrata dal fatto che ha trovato la vittoria un cortometraggio bellissimo già premiato con il terzo premio al Director’s Project, segno che la giuria popolare non ha concordato con quella più di qualità che ha attribuito i premi a dicembre. Si chiama My Name Is Lisa e in pochi minuti è una perfetta dimostrazione di cosa sia il video in rete. Ci sono tutti i crismi del cinema di internet: assenza totale di virtuosismi registici, focus sull’interpretazione degli attori e sulla scrittura dei testi, poca cura della forma e inquadrature fisse che tendono a ripetersi in una struttura iterativa (che spesso imitano una webcam).
Abbastanza scontata invece era, nell’anno delle elezioni presidenziali americane, la presenza di una categoria Politics che riassume i video a sfondo politico/propagandistico. Il punto è, in questo caso, se l’anno prossimo ritroveremo questo tipo di categoria e soprattutto se riuscirà a comprendere anche i video politici di altri paesi. Con l’aumentare della consapevolezza delle potenzialità del mezzo infatti, un uso più ragionato, divertente e utile del mezzo YouTube dovrebbe diventare alla portata di tutti i sistemi politici.
Non deve trarre in inganno invece la presenza di una categoria denominata Sport , poiché le performance ritratte difficilmente hanno a che vedere con competizioni sportive (presenti su YouTube ma soprattutto prese dalla televisione), sono più prestazioni atletiche o (come nel caso del bellissimo video vincitore ) variazioni sul tema di una determinata disciplina. Video che, in fondo, non si distaccano molto da quanto è possibile vedere in certi cortometraggi o videomusicali per come coniugano prestazione atletica con musica, stupore o trovate estetiche.
Ciò che invece ormai non si vede più da nessuna parte, se non appunto su YouTube, sono i video didattici. Lontani anni luce dai video di RaiEducational o dalle lezioni di matematica mandate alle 3 del mattino in televisione, i video della categoria Instructional dimostrano che, pur tenendo fermo lo spirito ludico e dissacratorio di YouTube (esemplare il video in cui si insegna come caricare un iPod con del Gatorade e una cipolla), esistono possibilità di messa in scena creativa anche per la didattica. Anzi forse il linguaggio audiovisuale dell’insegnamento è una delle dimensioni più rivoluzionate dall’asciuttezza dei contenuti che YouTube ha portato. Infatti i video nominati, ma anche il vincitore della categoria, sono incredibilmente privi di qualsiasi orpello eppure straordinariamente comunicativi, capaci di parlare a chiunque di argomenti complessi (vedi la risoluzione del cubo di Rubik ) in maniera complessa ma sempre comprensibile. Una rivoluzione che, una volta tanto, parte dal linguaggio per arrivare alle immagini.
Gabriele Niola
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