A circa un anno di distanza dall’arrivo online del primo episodio inizia la seconda stagione di The Lady , la webserie di Lory Del Santo. Senza timore di paragoni si tratta del primo vero fenomeno di culto della rete, ovvero un prodotto che non ha nessuna ragione di esistere o di successo all’infuori della venerazione da parte di un pubblico che la usa come strumento di definizione della propria identità. Si segue The Lady per riderne (e non è difficile) ma soprattutto per parlarne, non ci fossero i social network o non ci fosse proprio la rete e la sua capacità di condividere (che esiste da ben prima dei social network), The Lady avrebbe pochissimo senso. Non solo non sarebbe ipotizzabile in televisione (se non sulle reti regionali), proprio non potrebbe avere le caratteristiche che la rendono un successo.
Il pilota della prima stagione vanta mezzo milione di visualizzazioni e gli altri episodi non scendono mai sotto le 100.000, con uno zoccolo duro di appassionati che, cosa incredibile per internet, ha guardato il primo episodio della seconda stagione nel momento in cui è andato online, alle 18.30 del mercoledì, come fosse una trasmissione televisiva da vedere in diretta. Sembra che la stessa Lory Del Santo, che della sua webserie cura praticamente tutto, dalla scrittura fino al montaggio ai costumi e alla fotografia, la concepisca come una trasmissione televisiva, con un appuntamento fisso come i palinsesti tradizionali.
Lo stesso The Lady funziona, anche contro ogni regola della rete. Funziona così proprio perché ha un seguito di culto. Perché vedere The Lady e mostrare di averlo visto, cioè commentarlo, rilanciarlo, condividerlo, farne un meme, definisce la propria identità. Nella medesima maniera in cui lo fa vedere e commentare X-Factor o vedere e commentare The Walking Dead. Non appare lontana da questa idea anche il cammeo di Maccio Capatonda.
Tuttavia questo non avviene per altri fenomeni della rete molto popolari come TheJackaL o anche quelli meglio posizionati in target più giovani come Favij e i gamer. Non sono mai usati per definire se stessi, per affermare la propria appartenenza a un gruppo sociale o anche solo ad una categoria umana. Perché non sono di culto. Lory Del Santo, suo malgrado, lo è diventata ad honorem, per meriti sul campo, per aver dato vita a qualcosa di inclassificabile, decisamente al di là del brutto come lo conosciamo (lento, noioso e sempre uguale a se stesso perché privo di fantasia) per sconfinare in un brutto pieno di personalità (originale, citazionista con riferimenti trash ritenuti alti e costantemente foriero di nuove assurdità).
Il successo di The Lady, che continua nella seconda stagione dimostrando di non essere un fenomeno passeggero o solo una moda, è la dimostrazione più evidente di come il pubblico in rete guardi contenuti completamente diversi rispetto a quelli che guarda in televisione.
Se da un lato non esiste online l’ascolto dedicato, cioè l’idea di sintonizzarsi su un canale per vedere qualcosa (come avveniva prima con la tv ma come avviene tutt’ora per quei pochi programmi attesi), non esiste l’impegno e la dedizione verso qualcosa ma solo la voglia di guardarlo se ci capita nel flusso di notizie e informazioni, dall’altra è anche vero il contrario, che siamo disposti a guardare e dedicare minuti a qualcosa che in televisione non guarderemmo mai e quindi non avrebbe successo. Perché in un ambiente condiviso, dove sono presenti e raggiungibili i nostri contatti e nel quale è in gioco l’immagine di noi stessi che forniamo agli altri, The Lady ha un senso (cioè collettivamente), mentre in un ambiente isolato come il salotto di casa (cioè individualmente) non lo ha.
THE LADY 2 EPISODIO 1 – L’ODIO PASSIONALE
Gabriele Niola
Il blog di G.N.
I precedenti scenari di G.N. sono disponibili a questo indirizzo