L’avevamo annunciato mesi fa e così è stato: all’inizio dell’estate 2012 Matt Harding ha consegnato alla rete il quarto video della serie Where the hell is Matt? , probabilmente il più antico virale ancora in vita e uno dei simboli più eloquenti, nei suoi diversi mutamenti, del percorso compiuto dai video online.
Matt inizia a postare su YouTube nel 2005 (in realtà il primo video risale al 2003), replica nel 2006 con uno sponsor, arriva al trionfo mondiale nel 2008, con tutti gli onori del caso, viene chiamato a fare una versione tematica del suo format per i Mondiali di Calcio in Sudafrica e ora diventa un indipendente, svincolandosi da qualsiasi intermediazione finanziaria, con questo video del 2012. La novità è infatti che Matt si finanzia da solo e conta di rientrare con il Partner Program e la vendita di magliette e cappellini.
Matt Harding è passato dunque da amatore a YouTube Star, tentando poi il passaggio alla tv canonica (fu preso per diversi spot anche dalla VISA) per tornare alla rete facendosi forza delle nuove possibilità di revenue di YouTube.
E online ci torna più forte che mai, con uno dei video più impegnativi da lui realizzati, che sposta ancora di più l’attenzione dai paesaggi estremi (che dominavano le versioni 2005 e 2006), alla partecipazione delle persone (come già nel video 2008) e punta in maniera sempre maggiore sulla musica, di cui ha scritto le parole (trascritte nell’opzione sottotitoli). Più che altro si intuisce la volontà di ragionare in maniera più lucida e metodica sui luoghi da frequentare e gli abbinamenti in fase di montaggio.
Tra tutti, infatti, questo nuovo video 2012 è quello più complesso (c’è anche una citazione di un altro videomeme ballerino, quello dei Soulja Boys , nel segmento di New Orleans) con una tesi di fondo più chiara e ben esposta. In virtù dell’esperienza maturata negli anni, i pareri positivi e i molti feedback, Matt ha compreso l’effetto, il funzionamento e il segreto della sua idea e ha cercato di cavalcarne i pregi per portare tutto quanto un passo avanti.
In Where the hell is Matt? 2012 il fulcro teorico sta tutto nell’idea di mostrare il lato gioioso di popolazioni e luoghi solitamente associati ad una realtà dura, all’infelicità e alla tristezza. Con sprezzo di qualsiasi adesione politica, Matt passa in Corea del Nord (finalmente, dopo che per anni non era riuscito ad entrarvi) come sulla Striscia di Gaza (aiutato dalle Nazioni Unite), in Siria come in Ruanda (location che apre e chiude il video, se non si considera il consueto ultimo frammento da Seattle, casa della famiglia Harding). Frequenta le solite location americane ed europee, con conseguenti bagni di folla ma lascia a quelle mediorientali ed esotiche/tropicali gli assoli o i duetti. Peggiore è la nomea di un posto maggiore è la volontà di Matt di realizzare quel segmento di ballo con bambini o costumi tipici locali per comunicare gioia e allegria.
Arrivato a quasi 3 milioni di visualizzazioni in meno di 15 giorni, il video ne ha di strada da fare per raggiungere le attuali 43 milioni di view della versione 2008. Tuttavia l’impressione è che quantunque il successo dovesse arrivare e dovesse essere clamoroso, lo stesso l’applicazione di un punto di vista così forte e la scelta di cominciare a prediligere l’elemento umano invece che quello paesaggistico (come era nei primi 2) levi un po’ d’impatto e di forza al format.
I momenti migliori dell’intera serie Where the hell is Matt? rimangono infatti quelli in cui il ballerino viaggiatore è incastrato in luoghi impensabili, in cui trova inquadrature sorprendenti che una dopo l’altra danno l’idea di un pianeta eterogeneo e inconoscibile, tante sono le diverse realtà.
Al contrario queste ultime due versioni raccontano qualcosa di diametralmente opposto, quanto i diversi popoli e le diverse genti del Pianeta siano uguali a prescindere dalle differenze di etnia e stile di vita. Messaggio forse più nobile ma anche più abusato e meno d’impatto.
WHERE THE HELL IS MATT? 2012
Gabriele Niola
Il blog di G.N.
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