Questa settimana Web Stars Channel , ha celebrato i suoi 30 milioni di utenti raggiunti comunicando alla stampa anche i cambiamenti societari. Da 5 dipendenti a 50 dipendenti in 2 anni, quasi tutti sotto i 30 anni. Oltre 50 brand partner come Mondadori, Adidas o Carrefour.
Web Stars Channel è un MCN, cioè una società che cura diversi canali YouTube, prende sotto le sue ali diversi youtuber o creativi in cui vede potenziale (ma anche molti in cui non ne vede per fare massa) e ne fa delle star, o li aiuta a diventare tali. Il compito di un MCN è sostanzialmente quello del produttore: fomentare la creazione, irregimentarla, regolarizzarla e ottimizzarla per un rendimento economico.
Web Stars Channel è la società che gestisce, tra i molti, anche Favij, quello che ad oggi è lo youtuber più importante d’Italia. Realtà indipendente (i suoi equivalenti stranieri solitamente fanno capo a gruppi più grandi, molto più grandi), è un punto di riferimento imprescindibile oggi per capire cosa stia succedendo su YouTube, dove stia andando la sua parte di business e in cosa si stia evolvendo la piattaforma che, per esteso, rappresenta il video in rete.
Il passaggio in corso è quello da youtuber ad influencer, cioè da persone che mettono in scena se stessi, a persone che vendono pacchetti di follower o spettatori. Se è vero che il business dei giornali non è la vendita di notizie ai lettori ma la vendita di lettori ad inserzionisti pubblicitari, allora il business degli influencer è vendere spettatori ai brand.
Per quanto continui a rimanere una fascia di persone che producono per YouTube contenuti di finzione, quelli che invece mettono in scena se stessi, cioè la filiazione diretta dei vlogger, sono il gruppo più in crescita. Con costi infinitamente inferiori e possibili ricavi molto superiori, costituiscono il vero inedito, la vera novità della rete. Per la prima volta nella storia i ragazzi infatti si fanno intrattenere dai propri pari. Se la letteratura, il teatro e poi la televisione o il cinema per ragazzi sono sempre stati fatti da adulti, ora quei target scelgono anche di intrattenersi con prodotti creati da loro coetanei o quasi. Il risultato è che questi ultimi sono molto meno intellegibili agli adulti degli equivalenti di qualche decennio fa.
Con un target piccolissimo e molto confinato in termini di età ma agguerrito quanto a capacità di assorbire marketing, interagire e affezionarsi all’influencer, i canali come quelli più importanti curati da Web Stars Channel, sono il presente del commercio in rete se si parla di audiovisivo, la realtà più solida e stabile.
Se però il lavoro di un produttore è creare un successo all’interno suo mezzo di sfruttamento (un disco di successo, un film di successo) l’MCN crea un successo economico anche e soprattutto al di fuori del canale, trova le sponsorizzazioni e mette i creativi, che hanno dimostrato di essere tali con i loro canali e hanno così raccimolato audience da vendere, al servizio dei suddetti brand.
L’effetto “impresari del circo” è dietro l’angolo, visto il numero di artisti da gestire per ogni singolo MCN, tuttavia in questo che è un genere completamente vergine di intrattenimento, parente di quello televisivo (che è la forma di produzione audiovisiva che più di tutte parla direttamente con lo spettatore) tutto è diverso da come lo conosciamo e ogni regola va inventata da zero. Se YouTube, ma anche Facebook, rimangono un grande terreno di rimontaggio, riproposizione, assemblaggio e messa in scena amatoriale, non finalizzata al lucro, l’unico scampolo di autonomia commerciale è qui, negli influencer, personalità che a partire dal video, quindi dalla loro immagine, sono declinate lungo tutti i mezzi della rete, cioè per farla breve lungo tutti i social network più rilevanti.
Insomma questo è l’unico settore del video in rete che sembra avere un’evoluzione sensata, basata cioè su dati economici concreti ed un rapporto stano tra produttore e fruitore. Per questo bisogna farci i conti, qualsiasi tipo di video si decida di produrre.
Gabriele Niola
Il blog di G.N.
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