Oggi arriva Netflix in Italia. Netflix produce webserie.
È evidente che il prodotto che usualmente chiamiamo webserie non ha niente a che vedere con House of Cards o le altre serie che si trovano nel bouquet di Netflix (per la precisione in Italia Netflix avrà tutti i suoi prodotti tranne proprio House of Cards, che è stata data in distribuzione per il nostro territorio a Sky 3 anni fa). Allo stesso tempo è anche chiaro a tutti che ciò che chiamiamo webserie sono serie per la rete, prodotti audiovisivi pensati a puntate per una distribuzione che sia primariamente online. Che è esattamente quel che House of Cards ma anche Daredevil, Sense8 e tutte le altre serie Netflix sono. Ovviamente si parla di un altro livello di professionalità, budget, lunghezza ed esito, ma sono comunque serie per la rete, al pari di Lizzy Bennet Diaries o Freaks.
Questo paradosso terminologico spiega bene una cosa che vale la pena sottolineare oggi che apre in Italia il più grande operatore “online only” del mondo: ciò che le webserie hanno fatto a partire dal 2006 è padre di quel che Netflix fa ora. Certo la televisione tradizionale è un genitore infinitamente più vicino e più importante per le produzioni che smercia, non c’è dubbio, ma l’idea di vedere contenuti originali in streaming viene dalle webserie e ovviamente da YouTube.
Netflix inizia come videonoleggio fisico, via posta (è ancora la parte principale del suo guadagno), poi aggiunge la possibilità di guardare online, in streaming, una parte sempre più grossa del suo catalogo e infine, per aggiungere appetibilità all’abbonamento, comincia a distribuire e poi produrre serie in esclusiva.
Nonostante sembri più la storia di un videonoleggio evoluto, quella di Netflix è in realtà la storia di come un singolo operatore ha preso le professionalità che lavorano nella televisione americana e quel che fanno (le serie di nuova generazione), per dargli la distribuzione delle webserie, sul proprio player e solo poi (tramite decoder, app per smart tv o console) sulle televisioni.
Nonostante i molti make up, Netflix produce webserie di profilo altissimo. Spesso in passato si è detto che quel che le webserie fanno oggi (a prescindere da qualità e gradimento) influenza il futuro del mezzo, perché così funzionano i media. Fondendo i contenuti della tv con quello che in quasi dieci anni la rete ha capito della maniera in cui le persone guardano webserie, Netflix sta fondendo i media.
Di contro Netflix sta cambiando il panorama dei paesi in cui apre e, per una dinamica esilarante, lo sta facendo con la sola minaccia di aprire, perché sappiamo bene che il suo catalogo almeno inizialmente non sarà ampio, per niente, non sarà un gran nemico per nessuno. Rai, lo si è appreso ieri dalle pagine cartacee di La Repubblica , accarezza l’idea di aprirsi ad una programmazione on demand solo online e vuole delle produzioni originali, ovvero vuol pensare e girare per la rete. Questo darebbe anche più senso all’idea che il canone va pagato anche se si possiede solo una connessione ad internet e amplierebbe il senso di “servizio pubblico”.
Sky ha da tempo aperto il suo Sky Online, che è un passo di avvicinamento a Netflix e ha i suoi originals (Romanzo Criminale, Gomorra, 1992…), diversi altri operatori lavorano solo online (Chili, MyMovies, Infinity…) anche se non hanno ancora produzioni originali ed esclusive. Eppure ci vuole l’arrivo di quel nome con la N per smuovere tutto, anche se non potrà godere del suo prodotto di punta (House of Cards, l’abbiamo scritto, è di Sky) e se probabilmente non avrà il medesimo catalogo di film degli altri ma un molto più piccolo.
Tutti continuano ad avere paura di Netflix e a parlare di Netflix come di un operatore televisivo che fa serie tv, solo perché ha contenuti simili a quelli televisivi, pochi si rendono conto che Netflix è un operatore della rete che fa webserie, come Amazon (che da noi non distribuisce) e come YouTube (che ha appena annunciato Red, il suo servizio ad abbonamento).
Questa piccola differenza terminologica oggi importa poco, domani sarà sempre più cruciale.
Gabriele Niola
Il blog di G.N.
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