In America si sono sempre fatte, fin dall’inizio della serialità in rete, in Italia quasi per nulla. Sono le webserie horror. Si potrebbe anche argomentare che la prima in assoluto, lonelygirl15 , fosse una webserie d’orrore. Da noi invece il primo esperimento di vero successo, Freaks , aveva più le componenti del teen-thriller. Ora Orrore a Fiano Romano arriva ad autoposizionarsi nel campo dell’horror seriale per internet, e lo fa in una maniera molto diversa da quanto abbiamo visto accadere all’estero.
La webserie di Simone Damiani (noto a chi si interessa di produzioni audiovisive per la rete, grazie alla storia di qualche anno fa intorno al suo lungometraggio in Creative Commons: Torno Subito ) racconta della famiglia di un regista di cinema d’orrore di serie B italiano, un grande degli anni ’70, uno di quelli che facevano tanto con poco, posta di fronte al lutto del capofamiglia e all’esigenza, imposta dal testamento, di realizzare la sua ultima sceneggiatura.
Con un po’ di stile da documentario televisivo e po’ di linguaggio finzionale, si raccontano le traversie di una famiglia che ha la massima confidenza con l’orrore (la prima puntata si apre con la mamma che ha cucinato un polpettone che ha l’aspetto di una gamba umana mozzata). Lo stesso autore definisce la serie: “uno strano incrocio tra La Famiglia Addams, Modern Family e Boris”. Ovvero: famiglia sui generis + approccio documentaristico + tono cinico e disilluso che guarda il sistema di cui si fa parte (in questo caso l’audiovisivo).
L’obiettivo dichiarato è “far ridere con l’orrore”, ma non siamo dalle parti della parodia, genere molto praticato dalla webserialità statunitense: l’horror, almeno in queste prima puntate, non c’è per nulla. Orrore a Fiano Romano, per il momento, non vuole mettere paura, non adotta strategie da horror-movie nemmeno per prenderle in giro, fa anzi un racconto che è puramente familiare, in cui l’horror è la carta da parati, il vestito indossato dai protagonisti, l’argomento delle conversazioni.
Sarebbe quindi più corretto dire “far ridere sull’orrore”, visto che l’horror non è lo stile applicato al film (seriamente o parodisticamente) ma l’oggetto del contendere e parte del background dei personaggi. La serie è tutta esaltazione del cinema italiano anni ’60/’70 (sempre nei dialoghi e non nello stile mai ricalcato nemmeno nei segmenti che mostrano footage dei film girati dal capofamiglia) e ironia sulla vita di una famiglia che ha campato per anni tra teschi e sangue finto. A fare da raccordo tra le varie puntate è un trama esile, centrata sui rapporti di forza tra personaggi dai caratteri tipici delle sit-com familiari.
Orrore a Fiano Romano è presentato in esclusiva su FlopTv e con buona scelta. Nel senso che, fosse voluto o meno al momento della realizzazione, la webserie di Simone Damiani ha tutte le caratteristiche delle produzioni ospitate dal braccio online di Fox TV.
Interpretata da una serie di attori poco conosciuti ma tutti professionisti (provengono da ruoli in televisione o al cinema) e girata con un piglio a metà tra quello della serialtà televisiva e quello del cinema, la webserie somiglia poco ai prodotti per la rete e ha semmai il taglio dei cugini più anziani della tv, soprattutto dal punto dei vista dei tempi.
Arrivati al terzo episodio, infatti, l’intreccio stenta ancora ad entrare nel vivo e sembra di essere fermi alla fase di presentazione dei personaggi. Questo perché, sebbene ogni puntata duri più o meno quanto durano solitamente le webserie, il modo in cui il racconto è disteso sembra venire dalle forme narrative più lunghe.
ORRORE A FIANO ROMANO EP. 1 – FUNERAL PARTY
ORRORE A FIANO ROMANO EP. 2 – L’EREDITÀ
ORRORE A FIANO ROMANO EP. 3 – ZUCCHINE ASSASSINE
Gabriele Niola
Il blog di G.N.
I precedenti scenari di G.N. sono disponibili a questo indirizzo