Nella furia di tutti (uffici stampa, creatori, autori, produttori e infine giornalisti) a trovare il “primo” arrivato in qualsiasi categoria, anche in un settore come quello di internet in cui l’ampiezza del catalogabile è tale da rendere impossibile la scoperta di un vero “primo”, è più ragionevole attribuire la primogenitura non tanto in termini temporali quanto di effettivo raggiungimento del risultato.
Ecco perché Kubrick, una storia porno , pur non segnando l’esordio di una produzione televisiva in rete è lo stesso un passo importante, perché per la prima volta si tratta di un esempio virtuoso e da seguire.
Kubrick, una storia porno è dunque una vera sorpresa a tutti gli effetti. Divertente, ben girata, scritta ottimamente e interpretata con forza, senza mai essere vittime di modelli che non siano quelli della webserialità. È infatti con le produzioni per la rete che il cinema porno, inteso come tema, trend e universo di personaggi e situazioni, ha trovato un medium in grado di raccontarlo dopo un decennio nel quale si è insinuato come mai prima nei consumi mediatici.
Con puntate di 12 minuti che corrono via come fossero 5, la webserie racconta di tre ragazzi con sogni di autorialità cinematografica che, per errore, finiscono a firmare un contratto per la produzione di un porno, pur non avendone esperienza. Il denaro però è molto e si fa di necessità di virtù.
Il riferimento a Kubrick nel titolo è spiegato subito e costituisce una forma di (probabilmente involontario) ponte con una omologa webserie americana. Si tratta di una delle aspirazioni folli a cui ambiscono i tre protagonisti: raggiungere i livelli del maestro e del suo film porno mai realizzato, Blue Movie .
E proprio Blue Movies era il titolo di una webserie statunitense, ambientata nel mondo della produzione pornografica e dotata delle medesime caratteristiche di commedia che aveva esordito online qualche anno fa .
Kubrick, una storia porno è però più una webserie all’italiana, dotata di un tono visivo chiaro (quello della scarsa profondità di campo) e capace di livellare con classe e gusto la trama al livello dell’utente (e non spettatore), parlandogli alla propria altezza, senza essere narratore privilegiato ma primus inter pares .
E se la forza del montaggio (rapido, deciso e fluido) o la maniera felicissima in cui la scrittura alterna situazioni, scene e personaggi, dimostrano un’abilità degna della serie A delle webserie (incredibile pensare che finalmente anche in Italia esista una serie A delle webserie), è soprattutto nella maniera in cui Kubrick incastra i piccoli momenti di metanarrazione da parte dei personaggi stessi nel più grande racconto della puntata, a metà tra i commenti alleniani e i resoconti da The Office, che la serie trova la propria, riuscitissima, cifra distintiva.
KUBRICK, UNA STORIA PORNO – PARTE 1
Gabriele Niola
Il blog di G.N.
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