Cerchiamo di non parlare mai di vecchi media su queste pagine ma solo dell’influenza che, in caso, i vecchi media possono avere sui nuovi, solo cioè quando stringono un rapporto con show, serie e video partoriti e veicolati online. Tuttavia la premiazione degli ultimi Golden Globe ha posto sotto l’attenzione di tutti una tendenza destinata prestissimo ad incrociare la strada delle produzioni per la rete, dove ormai il “per la rete” comincia lentamente a perdere di senso.
Già l’anno scorso i Golden Globe avevano riconosciuto a House of Cards lo statuto che il pubblico non aveva esitato a dargli, cioè quello di prodotto all’altezza del competitivo e qualitativamente altissimo mondo della serialità televisiva americana. Robin Wright aveva vinto il premio per la miglior attrice e quest’anno Kevin Spacey ha doppiato, vincendo quello per il miglior attore. La serie poi è stata nominata anche nelle principali categorie. House of Cards però non è una serie televisiva ma una serie che viene distribuita attraverso internet: questo significa che non ha un mezzo principale attraverso la quale essere vista ma se ne può fruire su qualsiasi device si connetta in rete (tv inclusa). Certo, in tempi recenti anche i programmi tv possono essere visti su tablet o PC (addirittura anche in Italia!) ma per questi la televisione rimane di gran lunga il mezzo principale. Si passa da un regime in cui la televisione è il mezzo di sfruttamento numero uno, ad uno in cui ogni device è in gara per ospitare i contenuti.
Quest’anno, oltre al già citato premio a Kevin Spacey, un’altra serie distribuita online, ovvero Transparent (di Amazon) ha vinto uno dei Globi principali, cioè quello per miglior serie comica, portando così ufficialmente a due i player contendenti dei canali televisivi, sfidanti così seri da soffiargli addirittura i premi di categoria principali. Per non dire gli spettatori.
Benché in entrambi i casi si tratti di prodotti che, a vederli, sono indistinguibili dalle altre serie tv (perché quando vengono scritti e girati non si pensa se andranno online o in tv, sono poi le società che li “acquistano”), lo stesso questo modo di darli in pasto al pubblico cambia alcune cose.
Il mutamento più evidente è senz’altro il binge watch , le abbuffate autorizzate che Netflix ha inaugurato, ovvero il fatto che la serie si possa vedere tutta insieme e non venga messa a disposizione degli spettatori un episodio alla volta. Mancando il palinsesto ne mancherebbe la ragione principale. Ma oltre a questo ci sono dei sistemi con i quali queste serie vengono fruite e, nel caso di Amazon, anche scelte, visto che lì un pubblico di utenti fedeli vede gli episodi pilota e vota quale far acquistare alla piattaforma. Sono piccole differenze frutto dell’adattamento al mezzo, alla rete, ai suoi tempi e i suoi sistemi (il binge watch nasce proprio online, con la pirateria).
Dall’altra parte, nel mondo delle produzioni corte, meno professionali e più sperimentali, accade che alcune webserie vadano a pagamento su Vimeo (ne abbiamo parlato per High Maintenance e Wedlock ), piattaforma sulla quale queste si confondono con un film scritto da Joss Whedon e, da pochissimo, con l’ultimo lungometraggio di Spike Lee (quello che aveva finanziato via Kickstarter). Tutto a pagamento, tutto più o meno per la stessa cifra (a seconda della lunghezza) e tutto sullo stesso piano.
Infine, ultima delle notizie, Amazon poco dopo la vittoria dei premi annuncia di aver siglato un contratto con uno dei talent più pesanti e attesi dell’industria, Woody Allen, per fargli realizzare una serie tv, sempre da distribuirsi sui suoi canali online. Quello che le televisioni tradizionali non erano riuscite ancora a fare.
Ecco come e perché i cambiamenti del mondo dei media tradizionali che investono la rete sembrano aver preso un percorso che ben presto li porterà ad incrociarsi con i cambiamenti del mondo del video in rete.
TRANSPARENT – TRAILER
DA SWEET BLOOD OF JESUS
Gabriele Niola
Il blog di G.N.
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