Dietro a Husbands, la cui seconda stagione è appena partita, ci sono due storie. La prima è quella di Jane Espenson, produttrice e sceneggiatrice per la tv americana, che si butta nel mondo delle webserie per poter curare un progetto dall’inizio alla fine in totale autonomia, dopo aver conosciuto Cheeks del fortunato canale YouTube GoCheeksGo (il quale ospita la webserie in questione).
La seconda è quella della webserie, che vede una coppia svegliarsi al mattino, completamente sfatta da una nottata alcolica a Las Vegas, e scoprirsi sposata. La coppia è formata da due uomini e tutto accade il giorno dopo in cui il Nevada ha dichiarato legali i matrimoni omosessuali.
Dunque la webserie unisce due dinamiche classiche. La prima è quella del risveglio in una situazione nella quale non si sarebbe mai finiti se si fosse stati coscienti. La seconda è quella dell’unione di una coppia che non voleva unirsi. Nello specifico uno è un atleta, un giocatore di baseball professionista che non ha dichiarato la propria omosessualità pubblicamente, e l’altro è un attore (Cheeks stesso) che invece è decisamente più aperto nel mostrare i propri gusti.
Sotto le esperte mani di una produttrice televisiva Husbands fa un uso intelligente dei soliti pochi mezzi, e per la prima stagione in due minuti ad episodio racconta una storia molto contratta temporalmente (due giorni a stento), collegando in maniera decisa ogni puntata a quella precedente. Lo scopo è palesemente divertire, perché la trama in sé (fatto salvo lo spunto già raccontato) praticamente non esiste, sono una serie di problemucci e battibecchi. Come per molta della produzione di Espenson (Will & Grace) infatti c’è più in una discussione che in un evento e Husbands sembra portare alle estreme conseguenze quest’idea.
Non a caso le strizzate d’occhio alla comunità gay sono molte, Husbands ne prende in giro vezzi e paure, assurdità e manie compulsive e si comprende che lo fa dall’interno e non dall’esterno.
A differenziare la webserie dalle altre però è l’approccio molto televisivo e spietato. Se nella prima stagione Nathan Fillion faceva la sua comparsata, in questa seconda appena iniziata già abbiamo visto Joss Whedon ed è stato annunciato che vedremo Felicia Day (e così c’è il 90 per cento del cast di Dr. Horrible) e altre celebrità più o meno tali anche in Italia.
Jane Espenson viene infatti dalla Whedon factory, ha lavorato a Buffy ed ha seguito da vicino Firefly. Non stupisce quindi che in cerca di maggiore libertà si sia rivolta alla rete (non senza chiedere consigli a lui e a Felicia Day), quel che stupisce semmai è come abbia portato ben poche idee.
Con ancor meno fantasia infatti la seconda stagione cambia la durata dei singoli episodi, facendoli passare da 2 minuti a circa 10 (in ottemperanza ad un più generale trend che vede allungarsi a dismisura qualsiasi webserie). La motivazione, espressa dalla stessa creatrice, è che in 10 minuti è più facile applicare la classica struttura in tre atti (quella che sottende qualsiasi copione per la tv o per il cinema hollywoodiano). Eppure il punto di lavorare in rete dovrebbe essere la libertà di scrivere come si vuole e il dovere di cambiare le proprie strutture per adattarsi ad un mezzo diverso.
La prima puntata della seconda stagione mostra così subito un ritorno alle forme passate e ai “lidi sicuri” della narrazione paratelevisiva.
Certo, se come dice sempre Jane Espenson, il punto della serie sono le gag, poco importa la durata. Se però si fosse voluto produrre qualcosa di gradevole per ogni tipo di pubblico, un’idea sarebbe stata gradita.
HUSBANDS SEASON 2 EP 1: WAKING UP IN VEGAS
HUSBANDS SEASON 1 EP. 2: WE CAN’T BE MARRIED
HUSBANDS SEASON 2 EP. 1: APPROPRIATE IS NOT THE WORD
Gabriele Niola
Il blog di G.N.
I precedenti scenari di G.N. sono disponibili a questo indirizzo