Nonostante la forte spinta verso la normalizzazione dei contenuti video (l’unica maniera per renderli profittevoli) rimane ancora abbastanza evidente che il meglio di sé la Rete lo dia quando propone video che non potrebbero stare da nessun’altra parte. Contenuti inaccettabili, idee impossibili da piazzare, realizzazioni che nessuno approverebbe eppure, una volta messe in pratica, creano qualcosa di talmente divergente, strano e inconsueto da risultare attraente e in un certo senso stimolante.
Una delle molte idee assurde e impensabili in qualsiasi canale televisivo, e forse anche sala cinematografica, è quella che sta dietro a The Drunk Series . Come dice il titolo, sono video non collegati tra loro scritti e interpretati da persone effettivamente ubriache. Non persone che fingono, ma persone realmente fuori di sé per il troppo alcol. La cosa divertente è che non sono anche filmati o montati da persone ubriache, dunque in una realizzazione molto professionale e ben confezionata si agitano persone che cercano di mantenere una certa serietà e cercano di recitare con un evidente problema di lucidità.
Il primo episodio fu postato online più di un anno fa raggiungendo il milione e mezzo di visualizzazioni, un successo incredibile per un’idea senza precedenti. Ci è voluto circa un anno perché fosse possibile organizzare una produzione di più video (ognuno dedicato ad un diverso genere del cinema) tutti girati e scritti in quella maniera.
L’idea, va da sé, è abbastanza scema, ma anche impressionante per ardore e realizzazione. Al cinema Werner Herzog ha realizzato un film con il cast quasi tutto ipnotizzato per lunghi tratti ma per difficoltà non è nemmeno paragonabile a questo (che ha però dalla sua la durata brevissima). Sei video di circa 5 minuti l’uno girati con chissà quali difficoltà che mettono in scena l’assurdo. Siamo dalle parti del grottesco, del demenziale e del nonsense, quel reame in cui in teoria non ci sarebbe molto da ridere ma è molto divertente nella pratica, nell’esecuzione. Ci vuole un certo tempismo e una cura non indifferente per rendere ciò che è alla base di mille video amatoriali (un ubriaco che delira) un video organico, organizzato e in grado di divertire proprio per il contrasto tra serietà e assurdità di realizzazione.
Soprattutto è interessante notare come sempre di più la Rete sia il terreno in cui hanno successo le cose fatte davvero e non simulate.
In fondo non è troppo diverso dall’idea, anch’essa impensabile altrove, di The Other Kennedys , serie da 1 minuto scarso ad episodio fondata solo su piccoli quadri di due eredi della famiglia Kennedy (lontani dai nomi più noti), che a Cape Cod si trastullano in attività da ricchi bianchi statunitensi. C’è una sottile ironia e un modo di cercare l’assurdo, a partire dalle premesse, che è forse ciò che con più concretezza potremmo identificare come il compito che internet assolve meglio: il paesaggio che si può ammirare unicamente da qui.
Lungi dall’essere una forma incomprensibile d’avanguardia, questa del video in rete continua ad essere la terra in cui vedere il nuovo e lo strano. Nonostante il costante prosciugamento da parte di altri media (che acquistano i talenti emersi online di fatto sottraendoli ad una maturazione su quel mezzo) e una spinta propulsiva sempre meno felice, lo stesso è online che ancora è possibile guardare ciò che nessun altro può permettersi di tentare altrove.
Cosa ci faremo con questa grande massa di esperimenti impossibili è ancora difficile a dirsi (a più di dieci anni dall’entrata in gioco di YouTube), tuttavia è certo che un’influenza sulle forme più commerciali di audiovisivo l’avranno.
THE DRUNK SERIES – STAR DRUNK
THE OTHER KENNEDYS: TENNIS
Gabriele Niola
Il blog di G.N.
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