The Trashmaster sta al mondo dei machinima come Biancaneve e i Sette Nani sta a quello dell’animazione e Toy Story a quello dell’animazione in CG. L’incredibile sforzo, la riuscita sorprendente e il modo in cui un’opera sola cambia un terreno di gioco, mostrandone il potenziale e allargandone di colpo la base dei fruitori, è assolutamente paragonabile a quel che hanno fatto i due film d’animazione citati. Se poi The Trashmaster sarà anche in grado di dare linfa vitale e potenzialità commerciale al suo genere è ancora da vedersi.
Si tratta di un lungometraggio di 88 minuti, realizzato utilizzando il motore grafico di GTA IV (come tutti i machinima l’autore non ha disegnato né progettato nulla, ha sfruttato ciò che viene messo a disposizione), che racconta la storia noir e metropolitana di un vigilante solitario che fa il netturbino. Nella sua filosofia raccoglie tutta la spazzatura, sia quella dei cassonetti che quella umana.
Al timone c’è Mathieu Weschler talento francese non ignoto alle cronache. Si tratta di un professionista del mondo del cinema e della tv francofona, un mestierante poco noto ma dal curriculum già pieno di lavori come regista di pubblicità e soggettista. Certo, nulla a che vedere con The Trashmaster, nulla di così libero, personale e audace. Nessuno a quanto pare gli ha mai dato una fiducia tale.
Per fare questo lungometraggio, caricato su Dailymotion a novembre ma arrivato nella rete italiana solo ai primi di gennaio (incredibili discrepanze di un non-luogo in cui non dovrebbero esistere barriere nazionali), Mathieu Weschler ha impiegato due anni. Due anni di lavoro in totale autonomia (eccezion fatta per le poche voci utilizzate per il doppiaggio) e, si intuisce, nei ritagli di tempo. Se si considera anche questo particolare lo sforzo è ancora più incredibile. Come Orson Welles (che per ristrettezze di budget era capace di girare una battuta di un dialogo in un luogo e la risposta a quella frase in un altro un anno dopo senza che si vedesse la differenza) Weschler rende coeso un prodotto dalla gestazione folle e organizza un racconto in perfetta armonia con il motore a disposizione. Avrebbe avuto poco senso un melodramma ambientato nell’universo di GTA IV, mentre un noir trova già le atmosfere corrette.
Certo, va detto, non siamo dalle parti del capolavoro o dell’innovazione cinematografica: se rapportato ai prodotti per il cinema The Trashmaster è quanto di più canonico si possa immaginare, ha una storia dallo svolgimento classico che agita maschere fisse in un universo di genere. Ma è realizzato con un’abilità e una maestria che raramente si vedono nei suddetti prodotti da sala. Con scarsità di dialoghi (i personaggi non muovono mai le labbra quindi è meglio se c’è una voce fuoricampo), molta musica non originale e tante sequenze di azione e suspense (incredibile quella nella metropolitana ), di fatto The Trashmaster fa fare un salto in avanti al proprio di linguaggio audiovisuale, quello dei machinima. Un salto così grande che per la prima volta sembra essere di fronte ad un machinima che, partendo dal linguaggio filmico cerca una sua strada veramente indipendente.
Certo tutto questo non nasce dal nulla, le fonti sono chiare e vanno dal cinema alle cut scene dei videogiochi (ovvero le sequenze animate che fanno da raccordo esplicativo, l’anello di congiungimento delle due forme), ma il modo in cui organizza il racconto e la messa in scena facendosi forza dei propri limiti per tramutarli in pregi del mezzo è ammirevole. A definitiva dimostrazione di questo si veda la chiusa del film , che non teme di affondare le mani nel romanticismo disperato senza usare parole (per i suddetti problemi di movimento labbra) e senza espressioni (ad oggi i personaggi dei machinima hanno espressività facciale limitatissima), solo con lo spostamento dei corpi, il montaggio e il cambio di luci. Cose così non si vedono tutti i giorni. Nemmeno al cinema. Nemmeno online!
THE TRASHMASTER
Gabriele Niola
Il blog di G.N.
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