La prima cosa che tutti quanti abbiamo capito di internet è il fatto che possa essere una fonte emittente per chiunque e, per estensione, per qualunque comunità. Il processo che lentamente ha portato il video ad arrivare al medesimo livello di semplicità del testo nella maniera in cui è possibile sfruttarlo per parlare di argomenti che interessano ad un ristretto circolo di persone è passato attraverso non solo l’abbassamento del prezzo delle videocamere e la creazione di una piattaforma di distribuzione gratuita accessibile per tutti, ma soprattutto attraverso il ridursi della conoscenza necessaria per elaborare le immagini girate. Quindi non solo “fare” video ma “farlo in maniera decente”.
Nights at the round table è una serie di 5 episodi che mette in scena il mondo dei giochi di ruolo da tavolo, dadi a 12 facce, fogli del personaggio e via dicendo. Muovendosi da quanto già mostrato da The Guild (che dai MMORPG e dai suoi giocatori prendeva spunto per raccontare una storia che poco aveva a che vedere con i videogiochi e molto con le relazioni interpersonali), la webserie rimane molto più legata al tavolo, alle dinamiche di gioco e alla maniera in cui i personaggi si comportano nelle fasi di gioco. E questo è ciò che rende poco universale ma molto particolare Nights at the round table .
Nonostante una realizzazione buona e precisa, sebbene non devastante nella scrittura, una webserie così centrata sull’essere giocatori di ruolo (e di fatto giocare ai giochi di ruolo) rimane un prodotto inevitabilmente confinato all’interno della propria community di riferimento, capace di mettere in scena solo quella tipologia umana e non, per estensione, tutti gli altri.
La maggiore professionalità di The Guild non sta dunque in dialoghi migliori (che pure ci sono) o una scrittura e un’organizzazione del racconto più accurati (che pure ci sono) ma nell’obiettivo, nel voler essere per tutti, partendo da una specifica categoria.
La grande idea di inquadrare persone che guardano uno schermo, senza mai mostrare cosa guardino o facciano è la perfetta metafora del segreto esibito da The Guild nel tracciare le regole per la trasformazione di un ambiente ristretto in materia interessante per tutti, la stessa dinamica che ha reso The Big Bang Theory una serie tv apprezzata anche da chi non somiglia per nulla ai suoi personaggi.
Nights at the round table invece è come se guardasse nel monitor di The Guild , curandosi poco dei personaggi.
L’idea è di mostrarli sempre al tavolo da gioco, intenti a giocare e alle prese con le difficoltà del gioco e solo incidentalmente con quelle personali. Cosa fare e cosa non fare al tavolo, come trovare un partner di gioco perfetto, quali siano le tipiche ossessioni dei giocatori di ruolo e via dicendo. Il tutto in episodi di circa 7 minuti che paiono almeno 15.
Eppure è questa, come si diceva inizialmente, la vera potenza della rete: la possibilità per ogni comunità, tipologia umana o anche solo utente di avere una serie per sé, prodotti audiovisivi realizzati da persone simili e centrate sui loro interessi. Qualcosa che per gli standard di adesso è irrealizzabile e soprattutto non monetizzabile (troppo piccoli i numeri), insignificante per qualsiasi produttore o distributore, perché siamo abituati a ragionare su altri ordini di idee.
Eppure se qualcosa dovrà cambiare nella maniera in cui chi produce concepisce il proprio pubblico è proprio nel continuo stringersi del concetto di nicchia. Già la tv satellitare con i canali tematici ha abituato a pensare al pubblico dividendolo in macrocategorie (“Sport”, “Cinema”, “Viaggi”, “Cibo”, “Moda”…), la rete mira ad opera una suddivisione ancora maggiore e potenzialmente infinita per fare racconti che non necessariamente siano universali ma possano spaziare anche nell’iper dettagliato. Anzi, già lo fa.
NIGHTS AT THE ROUND TABLE EP.1
NIGHTS AT THE ROUND TABLE EP. 2
Gabriele Niola
Il blog di G.N.
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