È notizia di questi giorni che anche Sony aderisce a Tru2way , un progetto di eliminazione dei set top box dalle tecnologie domestiche cui fino ad ora hanno già aderito sei tra le più importanti televisioni via cavo d’America (Comcast, Time Warner Cable, Cox, Charter, Cablevision e Bright House Networks) e altri produttori tecnologici di primo piano come Samsung, Panasonic ed LG.
Si tratta di una tecnologia da inserirsi direttamente nei televisori che li farà funzionare come set top box, esattamente come a poco dalla loro nascita tutti i televisori hanno smesso di essere solo dei monitor e hanno cominciato ad incorporare anche un sintonizzatore analogico al loro interno. Una simile mossa stabilirebbe di colpo uno standard unico per l’hardware. Gli utenti dei canali in questione infatti costituiscono l’82% di tutta l’utenza via cavo americana.
Il cambiamento è forte e potrebbe avvenire in relativamente poco tempo, qualora si rivelasse un’idea funzionante e si evitasse di confondere i consumatori. E un indizio fondamentale del fatto che ciò possa accadere è che TiVo (il più noto, diffuso e innovativo dei set top box per la tv via cavo americana, noto per essere il primo a consentire la registrazione dei programmi in corso su una propria memoria interna) sta cominciando anche a dare in concessione la propria interfaccia, ormai metabolizzata da gran parte delle persone e di provata user friendliness . Il TiVo come oggetto, la scatola che si attacca al televisore, potrebbe dunque anche non esistere più per quanto riguarda i suoi produttori, pronto a diventare solo una UI da abbinare alla piattaforma Java su cui si basa Tru2way.
La questione incrocia, e molto, quella della produzione online di video, serie, esperimenti e show poiché ogni contenuto è influenzato, e pesantemente, dal mezzo attraverso il quale è veicolato e il video online non fa certo eccezione. Questi stanno infatti sviluppando il proprio linguaggio secondo i dettami e la fruizione dalla rete e in linea di massima attraverso un pc, ma quasi tutti sanno bene che il computer non è la destinazione finale e che ben presto si arriverà al televisore il quale garantisce una diffusione più ampia, una fruizione più rilassata e maggiori possibilità in termini di pubblicità. Per questo accanto alle aziende che cercano di piazzare i propri set top box per la tv via cavo ce ne sono altre come Blockbuster, Netflix, Apple e Amazon che spingono i propri set top box basati sulla connessione alla rete e non sul tradizionale cavo. Anche loro offrono in linea di massima i medesimi contenuti delle cable tv, ma sono le potenzialità di apertura ad altro materiale ad essere completamente diverse.
L’imposizione di uno standard controllato dai soliti operatori del via cavo probabilmente rimanderebbe di molto le possibilità di imposizione di un sistema connesso alla rete (cosa che comunque accadrà, dato che già grandi studios come la Warner hanno deciso di azzerare la finestra distributiva e vendere i film contemporaneamente in DVD e online), poiché le cable company hanno comunque i contenuti più richiesti (sport, cinema e serie tv) e li distribuiscono attraverso un apparto tecnologico di successo.
E soprattutto questo potrebbe essere un forte contraccolpo per i margini dell’impero tecnologico come il nostro paese, dove nulla cambierebbe se non che non sarebbe più necessario acquistare un decoder ma solo i soliti pacchetti di contenuti dai soliti noti. Invece per noi l’arrivo di un prodotto sul genere della AppleTV, cioè un decoder (o set top box che dir si voglia) in grado di connettersi autonomamente alla rete e attingere ad una (virtuale) infinità contenuti, potrebbe significare un passo in avanti significativo a fronte dell’arretratezza nei termini di cultura tecnologica e di abitudine alla fruizione di video in rete.
Gabriele Niola
Il blog di G.N.
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