Sono soddisfatti, al Corriere, di Una mamma imperfetta , lo si capisce dal fatto che ora la webserie è un formato che hanno deciso di spendersi anche per altre iniziative, anche senza centrarne esattamente il punto, le modalità e il senso, ma sfruttandone soltanto il nome.
Dunque è come webserie che viene presentata Il rumore della memoria , 6 puntate da 10 minuti l’una, incentrate su Vera, anziana ebrea italiana fuggita in Argentina per le leggi razziali (al contrario del nonno che fu poi deportato), ma raggiunta anche lì dalle persecuzioni poiché la figlia è desaparecida. Tra queste due tragedie si svolge la vita di Vera che ricorda, spiega e illustra in 6 capitoli.
La vera peculiarità di questa “webserie”, molto voluta dal direttore del giornale Ferruccio De Bortoli (il suo nome è presente e ad un certo punto compare anch’egli in una conversazione non proprio indispensabile con Vera), è però nell’autore. Se Una mamma imperfetta aveva la mano di Ivan Cotroneo dietro, in questo caso Corriere.it conferma l’idea che se webserie dev’essere che sia d’autore e quindi chiama Marco Bechis .
Quello di Bechis non è un nome notissimo presso il grande pubblico, tuttavia è uno dei più influenti, importanti e decisivi registi italiani (a dire il vero è italo-argentino) degli ultimi anni. Autore di film come Garage Olimpo , Hijos e recentemente Nella terra degli uomini rossi , è sempre stato vicino ai temi sociali argentini e del Sud America (lui in primis è stato desaparecido). Insomma Marco Bechis è un nome dallo statuto autoriale indiscutibile, mano pesante e testa pensante.
Come era prevedibile, Il rumore della memoria (pubblicata un episodio al giorno lungo tutta la settimana scorsa, finendo nella Giornata della Memoria) è un documentario spezzettato. Le divisioni sono fatte ad arte e molto bene, seguono linee tematiche e non paiono tagli brutali, tuttavia è anche chiaro che si tratta di un prodotto unico e non concepito serialmente, che ha senso solo nella sua fruizione integrale. Neanche a dirlo, poi, non ha le caratteristiche delle produzioni per la rete, ma quelle delle migliori per la tv. A differenza di Una mamma imperfetta , stupefacente per quanto fosse calzante nel replicare la messa in scena delle webserie nonostante la fattura da vecchi media, Il rumore della memoria è un prodotto vecchio stampo riciclato in un nuovo medium con il nome di webserie.
Il fatto, se è poco rilevante dal punto di vista delle webserie in sé per sé, è un tassello fondamentale nella trasformazione dei canali emittenti. Già ci siamo accorti che in Italia sono i principali quotidiani (nella loro versione online) e più in generale i siti d’informazione a prendere il posto dei network. Non potendo vantare su veri hub come Spike.tv , MyDamnChannel , Cracked etc., sono Corriere.it , Repubblica.it , Vanityfair.it e via dicendo, con diversi gradi di coraggio e timidezza, a sperimentare nella distribuzione di contenuti audiovisivi di internet.
Di certo quello che tentativi come Il rumore della memoria aprono è un ambito differente rispetto a Una mamma imperfetta e più simile a quanto fatto da Repubblica.it nel 2009 per il terremoto in Abruzzo, ovvero produzioni professionali, ad opera di creatori che solitamente hanno altri sbocchi professionali ma che una volta non avrebbero avuto senso. Ora si scrivono, si dirigono e si realizzano webserie o serie di video fatti con i mezzi e il linguaggio del cinema ma con molto meno tempo con l’intento di catturare l’attualità (non tanto nel senso di notizia quanto di istante presente).
Già avevamo notato come una factory nativa di internet come TheJackaL avesse dimostrato una reattività impossibile per qualsiasi altro medium con il caso delle affermazioni di Guido Barilla sui gay: ora Il rumore della memoria si inserisce nel medesimo solco anche se con passo completamente differente. Produrre diversamente, in fretta e con altre finalità.
IL RUMORE DELLA MEMORIA – PARTE 1
Gabriele Niola
Il blog di G.N.
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