I supereroi sono tornati. Il mondo dell’intrattenimento degli ultimi anni sembra totalmente folgorato dal grande ritorno dei supereroi al cinema (e in maniera più relativa nel mondo delle serie televisive) con grandi adattamenti dei capisaldi della letteratura fumettistica. Ma nemmeno il mondo dei video online (più vicino per la sua natura a quell’universo) rimane insensibile a tutto questo.
Sono tante le serie per la rete incentrate sui fumetti e sul “superomismo” che si sono viste, tutte non solo di dubbia qualità ma soprattutto di dubbio interesse, più che altro scimmiottamenti poveri di esempi più grandi.
Eppure alcune si staccano dal gruppo: innanzitutto Dr. Horrible Sing-along Blog e Italian Spiderman (casi molto particolari per rapidità produttiva, partecipazioni eccezionali, competenza, professionalità e budget) di cui ho già parlato e anche la più amatoriale e naive The Defenders Of Stan . Ma se queste serie girano intorno ai supereroi realizzando parodie, sketch, omaggi e musical intriganti, ce ne sono altre due che prendono ancora più alla larga la materia andando alla radice della questione. Si tratta di Kyle Piccolo: Comic Shop Therapist e Captain Blasto , entrambe rimandanti già dal titolo ad un’estetica tipicamente fumettistica.
Captain Blasto è l’adattamento di un lungometraggio indipendente del 2005 e infatti è dotato di un budget più alto della media (tra i 5000 e i 7000 dollari) ed è girato in maniera molto più narrativa e cinematografica del solito (schermo in 16:9 grazie al player di Blip, fotografia curatissima, un montaggio che guarda a quello scelto da Ang Lee per il suo Hulk, variazioni cromatiche differenti da ambiente ad ambiente, scenografia non improvvisata ma costruita ecc ecc.).
La serie racconta la storia di un ragazzo (interpretato da Christopher Preksta, il regista e creatore del progetto) mediamente insignificante e annoiato che decide di costruire a tavolino un supereroe che sia reale. Non intende “diventare” un supereroe ma “impersonarlo” e per fare questo disegna un costume, idea un nome e inscena finti crimini a cui arriva prontamente a porre rimedio (con ovvia goffaggine, amatorialità e scatenando risse scandite da rumori fumettistici). Col procedere degli episodi la complessità delle messe in scena aumenta, altra gente entra nel gruppo per cambiare banditi ed elaborare finte rapine sempre più veritiere, è a quel punto però che il meccanismo comincia ad incepparsi.
La serie proprio per la sua provenienza cinematografica è fatta di episodi lunghi, mediamente 11 minuti, che escono con cadenza bisettimanale ma che scorrono rapidamente grazie non solo ad una regia molto più professionale della media, ma anche ad una scrittura abile e arguta. Anche Captain Blasto è una serie a sfondo comico (e non potrebbe essere altrimenti data la storia) ma venata di una malinconia e di una complessità tutte particolari, dimostrando che se la si spezzetta in piccoli tronchi una buona sceneggiatura non perde necessariamente di efficacia.
I personaggi che inscenano queste recite per convincere l’opinione pubblica della presenza di un vigilante, sono per lo più derelitti, emarginati, insoddisfatti dalla vita e (specialmente il protagonista) fanno tutto per regalare agli altri quell’emozione che avrebbero voluto vivere in prima persona: sapere che i supereroi esistono. La serie dunque non è strettamente sui supereroi ma su chi legge le loro storie.
Allo stesso modo non è strettamente incentrata sui supereroi, ma più su chi ne legge, anche Kyle Piccolo: Comic Shop Therapist , che racconta di Kyle il padrone di una fumetteria che in ognuno dei brevi episodi della serie (tra i 4 e i 5 minuti l’uno) ha a che fare con un diverso cliente dotato di un problema esistenziale che l’arrogante ma bonario gestore del negozio risolve con pillole di saggezza e consigliando il fumetto migliore per l’occasione.
Lungi dall’essere densa di riferimenti al mondo dei fumetti, la serie è comprensibile a chiunque perché fondata puramente sull’umorismo: “Funny is funny” è il motto dei creatori Alec Pllak, Neil Turtz, Eric Zuckerman e John Cassaday (i primi due scrivono e i secondi due dirigono). Si tratta di episodi slegati l’uno dall’altro, sketch non dissimili da quelli televisivi di show come Saturday Night Live che vivono sulle gag del microcosmo fumettistico. Anche per questo la serie ha trovato facilmente la sponsorizzazione del film The Dark Knight (il cui trailer è andato in preroll ai primi 6 episodi).
I fumetti qui sono esplicita metafora della realtà , esplicita perché è Kyle Piccolo stesso che in maniera ironica ne mostra l’aderenza alle dinamiche quotidiane, spiegando così il senso ultimo del leggere dei fumetti e per estensione il senso ultimo di ascoltare o leggere storie (“Come può la serie Green Lantern risolvere le mie pene d’amore?”).
Quello che accade è che le serie per la rete sono fatte da geek per geek e quindi affrontano temi a loro cari. Storie di ventenni pseudo-intellettuali, storie di fantascienza, storie fantasy, sempre imperniate su figure maschili deboli e perdenti e figure femminili comprensive ma anch’esse a modo loro perdenti. Non ci sono vincenti veri nel mondo delle serie per la rete o, se ci sono, rappresentano i cattivi.
Paradossalmente è il pubblico più appassionato di fumetti ma anche quello più distante dalla loro rappresentazione ideale e dunque si rappresentano per quello che sono: dei fan. Raggiungendo in alcuni casi (Italian Spiderman, Dr. Horrible, Captain Blasto) livelli si assoluta eccellenza nel mostrare cosa significhi l’universo dei supereroi per chi li ama.
CAPTAIN BLASTO – Episode 1
CAPTAIN BLASTO – Episode 2
KYLE PICCOLO: COMIC SHOP THERAPIST – “Villains”
KYLE PICCOLO: COMIC SHOP THERAPIST – “The Emerald Ring”
Gabriele Niola
Il blog di G.N.
I precedenti scenari di G.N. sono disponibili a questo indirizzo