Roma – La ricetta potrebbe sembrare a prima vista azzardata. Prendete un fenomeno di massa, amato da milioni di utenti in tutto il mondo come il file sharing. Mescolatelo con una delle tecnologie più odiate e malviste come il Digital Rights Management. Condite il tutto con una spruzzata di commercio elettronico e di rischioso multi-level marketing e vi troverete di fronte un piatto a prima vista indigesto, che potrebbe però aprire nuovi orizzonti sulla musica negli anni a venire.
Di cosa sto parlando? Dell’ultima idea lanciata da una software house americana che potrebbe finalmente fornire una prima risposta alla famosa richiesta di nuovi modelli di business musicali, da tempo invocati dagli utenti della Rete.
La proposta è talmente rivoluzionaria da risultare di difficile classificazione. Weed , questo il nome del progetto, non è nè un tradizionale negozio online sul modello di iTunes, nè un fornitore di contenuti, come una classica casa discografica. Si tratta di una piattaforma messa a disposizione degli utenti che possono costruire autonomamente il loro business musicale, sfruttando le possibilità di pagamento e di diffusione offerte dal servizio.
Il software, una volta installato, invita a scaricare brani musicali da alcuni siti che fanno da distributori del materiale sonoro. Una pagina del vostro browser si apre su quello che sembra essere un tradizionale negozio musicale online, con vari artisti, una lista di brani associati ad un prezzo. Ma se facciamo bene attenzione e leggiamo le FAQ del programma, ci accorgiamo che le cose sono ben diverse.
Intanto i brani possono essere scaricati ed ascoltati senza pagare .
Lanciando il file una volta che è sul nostro computer, Windows Media Player aprirà una finestra nella quale ci informa che l’ascolto è libero ma limitato a 3 sole volte , dopodichè il brano cesserà la sua funzione finchè non verrà sbloccato. Per sbloccare dovremo effettuare l’acquisto tramite il software al prezzo che l’artista ha scelto di fissare .
Leggendo le istruzioni scopriamo che, in caso ci decidessimo all’acquisto, i nostri soldi verranno divisi in quote varie fra l’artista (50%), Weed (15%) e chi ci ha fornito il brano (35%). E qui scatta il vero valore aggiunto per l’utenza. Il fornitore del brano non è necessariamente il “negozio” online: possiamo diventarlo anche noi stessi!
All’interno del brano acquistato, viene infatti codificato l’acquirente del brano stesso, che si trasforma in potenziale rivenditore . Supponiamo di andare da un conoscente che ascoltando il brano ne sia entusiasta e decida a sua volta di acquistarlo. Passandogli il nostro file, nel momento in cui effettua l’ordine il 35% di cui si accennava prima verrà suddiviso in un 20% che rientrerà sul nostro account Paypal, più il 15% al nostro fornitore. Non solo, ma se a sua volta questa persona convincerà all’acquisto qualcun altro, riceveremo lo stesso una percentuale, via via a scalare. Una volta superati i 3 passaggi il più vecchio verrà automaticamente rimosso dal file e il suo guadagno cesserà.
Cosa ancor più vantaggiosa, una volta raggiunta una collezione consistente, possiamo creare il nostro negozio online o aggiungere i brani in vendita nel nostro sito, trasformandoci in distributori musicali a nostra volta. Gli artisti, volendo, possono fare tutto in proprio , senza appoggiarsi a venditori esterni. E’ sufficiente fornire il file e farlo “weedizzare” , cosa per il momento gratuita.
Il filesharing, in questo caso, diventa non un nemico, ma un alleato. La diffusione con ogni mezzo del file è infatti libera e la condivisione caldeggiata . Il guadagno è per tutti: per l’artista, per i distributori e, per la prima volta, anche per gli utenti. La condivisione e la diffusione vengono premiate e non osteggiate, con beneficio generale di tutti. I tradizionali rapporti di potere che regolano la vita degli artisti sono scavalcati.
Il sistema è ancora agli esordi e la scelta relativamente limitata, in particolare ad esordienti e artisti senza contratto, ma l’idea è ormai lanciata e come l’erba (weed, appunto, in inglese) potrebbe crescere fino a diventare un prato rigoglioso. Speriamo solo che qualcuno da parte dei soliti poteri forti e conservatori dello show-business non ci metta del suo, pilotando le cose in modo da sabotarla, come l’altra “erba” che sempre nello stesso modo si traduce.