Weev, cracking all'appello

Weev, cracking all'appello

EFF supporta in aula l'hacker condannato a 41 mesi di prigione per il rastrellamento di 115mila indirizzi di posta elettronica attraverso una falla di AT&T. I dati non erano stati protetti, a disposizione di chiunque via web
EFF supporta in aula l'hacker condannato a 41 mesi di prigione per il rastrellamento di 115mila indirizzi di posta elettronica attraverso una falla di AT&T. I dati non erano stati protetti, a disposizione di chiunque via web

Supportati dagli attivisti di Electronic Frontier Foundation (EFF), i difensori legali del giovane smanettone Andrew Weev Auernheimer hanno avviato le pratiche d’appello per ottenere un clamoroso ribaltone in aula, dopo la condanna a 41 mesi di prigione per colui che è stato giudicato responsabile del furto di informazioni personali appartenenti a quasi 115mila utenti iPad con contratto 3G di AT&T.

In custodia presso un istituto correttivo in Pennsylvania, il barbuto Weev avrebbe incoraggiato il suo socio Daniel Spitler a rastrellare centinaia di migliaia di indirizzi di posta elettronica attraverso una falla nella sicurezza dei server gestiti dall’operatore statunitense . Lo stesso Spitler, che già si è confrontato con la giustizia, avrebbe sfruttato un suo programma – meglio noto come account slurper – per spillare le informazioni e consegnarle al gruppo mediatico Gawker .

Al centro dell’ appello presentato dai legali di EFF c’è il testo di legge noto come Computer Fraud and Abuse Act (CFAA), punto di partenza per incriminare le attività smanettone di Weev e Spitler. In sostanza, i rastrellamenti di Auernheimer non potrebbero essere considerati alla stregua di un furto, dal momento che AT&T non aveva protetto o cifrato i suoi dati e che quest’ultimi erano disponibili a livello pubblico via web .

La tesi della difesa è ai limiti dell’elementare: come può un hacker essere condannato per il furto di qualcosa che (a) non era sorvegliato e (b) disponibile liberamente a chiunque ? La nuova richiesta legale ha fatto tornare al centro della scena i principali dettami del CFAA, già leva delle enormi pressioni esercitate sul compianto hacktivista Aaron Swartz. C’è chi ha sottolineato come il testo legislativo vada finalmente rivisto al Congresso di Washington.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
3 lug 2013
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