Facebook contava di godere del bacino di dati rastrellato attraverso WhatsApp, e della sovrapposizione di queste informazioni a fini specificati superficialmente con la promessa di una “migliore esperienza” per l’utente. Ma il piano del social network si deve confrontare sempre di più con un panorama frammentato dagli interventi delle autorità di vigilanza, che raccomandano prudenza e impongono chiarimenti: anche nel Regno Unito Facebook si è rassagnata alla sospensione della condivisione sotto la minaccia di un’indagine e di una potenziale sanzione.
L’annuncio dell’avvio della condivisione dei dati, diramato nel mese di agosto e accompagnato da un cambio delle policy e dalle rassicurazioni di rito, ha mobilitato le autorità di mezzo mondo: in Italia Facebook dovrà delle spiegazioni tanto al Garante privacy quanto al garante della Concorrenza e del Mercato . Anche i garanti europei riuniti nell’Article 29 Working Party, in attesa che Facebook sgombri il campo dai dubbi sollevati rispetto alle modalità e agli intenti dell’operazione e in attesa che si verifichi l’efficacia delle garanzie legali, hanno di recente raccomandato di temporeggiare con la condivisione dei dati.
Il Garante britannico che si occupa della tutela della Privacy ha invece scelto di battere la strada di Germania e India, che hanno ottenuto la sospensione della raccolta e della condivisione dei dati intimandola in maniera perentoria con gli strumenti legali a propria disposizione. L’ Information Commissioner’s Office (ICO), che già nel mese di agosto aveva assicurato di voler monitorare con attenzione il cambio di policy di Facebook e WhatsApp, ha dato seguito ai propri propositi: dopo l’esame condotto nelle scorse settimane, l’ Information Commissioner Elizabeth Denham riferisce ora che le “preoccupazioni per il fatto che i consumatori non siano adeguatamente protetti” rimangono.
“Non penso che gli utenti abbiano abbastanza informazioni riguardo a ciò che Facebook pianifica di fare con i loro dati – spiega Denham – e non penso che WhastApp abbia ottenuto un valido consenso dagli utenti per condividere questi dati”. Agli utenti inoltre, non sarebbe concesso un opportuno controllo sulle proprie scelte : la finestra di 30 giorni concessa per decidere se “non condividere le informazioni del proprio account WhatsApp con Facebook per migliorare le proprie esperienze con le inserzioni e i prodotti di Facebook” non sarebbe sufficiente, ma si dovrebbe garantire la possibilità di modificare il proprio consenso.
Illustrati a Facebook gli aspetti che creano attrito con la legge, e spiegando che “se iniziasse ad utilizzare i dati senza un valido consenso potrebbe andare incontro a una azione di enforcement”, l’ICO ha ottenuto dall’azienda la sospensione dell’impiego dei dati degli utenti britannici di WhatsApp. Al social network è ora stato chiesto di sottoscrivere un impegno formale a garantire agli utenti spiegazioni riguardo a come verranno usati i loro dati e un maggior controllo sulla condivisione di queste informazioni. Facebook, pur ritenendo che i propri piani siano compatibili con il quadro legislativo, ha promesso collaborazione .
Il garante britannico, senza fare esplicito riferimento al caso di Facebook e WhatsApp, avverte che le acquisizioni sono spesso incentrate sul valore dei dati degli utenti che, combinati, possono garantire alle aziende un valore ben maggiore della loro semplice sommatoria. Poco importa che i servizi continuino ad essere gratuiti, sottolinea il garante: i dati che l’utente fornisce loro sono moneta sonante.
Gaia Bottà