Il fondatore di WhatsApp Jan Koum ha voluto ribadire il suo impegno nei confronti della privacy degli utenti , un principio basilare della sua azienda anche ora che è passata tra le fila di Facebook.
Koum racconta di essere cresciuto in Ucraina degli anni Ottanta, quando il paese era sotto il controllo dell’Unione Sovietica, e di come la madre a quel tempo usasse dire al telefono “non è una conversazione da fare al telefono, ne parliamo di persona”. Parole rimaste impresse nella mente di Koum come sinonimo della paura di vedere le proprie conversazioni intercettate dalle autorità.
Così, facendone una questione personale , il servizio di messaggistica risponde alla denuncia dell’ Electronic Privacy Information Center (EPIC) e del Center for Digital Democracy (CDD) e alla richiesta di intervento da parte della Federal Trade Commission statunitense sull’accordo con Facebook e le sue possibili conseguenze nella sfera della privacy dei rispettivi utenti . Una preoccupazione che riguarda peraltro anche dei concorrenti di Whatsapp come WeChat, che nei giorni scorsi ha subito diversi blocchi in Cina.
WhatsApp, inoltre, proclama modestia e sorpresa per tutta l’attenzione dimostrata nei suoi confronti: “Siamo sinceramente onorati di tutta l’attenzione che ci è stata dedicata dopo l’annuncio della partnership con Facebook e come azienda continueremo a concentrarci sull’offrire a più persone possibili la possibilità di connettersi con i propri amici e con le persone amata, indipendentemente da chi sono o dove vivono”.
D’altronde, oltre alle preoccupazioni legate alla sicurezza dei dati dei propri utenti, diversi osservatori si aspettano, dopo l’acquisizione di Facebook, anche un qualche tipo di redesign per l’app che finora ha puntato tutto sull’utilità e non particolarmente sull’aspetto dell’interfaccia.
Claudio Tamburrino