WhatsApp non ammette intrusi

WhatsApp non ammette intrusi

Gli utenti delle applicazioni di terze parti che operano in maniera parassitaria sulla rete del servizio di instant messaging stanno subendo blocchi temporanei, gli sviluppatori sono colpiti da ingiunzioni: c'è un solo WhatsApp
Gli utenti delle applicazioni di terze parti che operano in maniera parassitaria sulla rete del servizio di instant messaging stanno subendo blocchi temporanei, gli sviluppatori sono colpiti da ingiunzioni: c'è un solo WhatsApp

Fra gli attori più importanti del mercato dell’instant messaging mobile, spalleggiato da Facebook nella propria rincorsa ad una base di utenti sempre crescente e ancora alla ricerca di un modo per farla fruttare, WhatsApp ha iniziato a bloccare coloro che comunicano sulla propria rete per mezzo di client di terze parti.

A segnalarlo per primi sono gli sviluppatori e gli utenti di servizi alternativi a WhatsApp, quali WhatsApp Plus e WhatsAppMD : WhatsApp sta disponendo dei blocchi di 24 ore nei confronti degli utenti di app non ufficiali, sviluppate da terzi e messe a disposizione su canali paralleli a Play Store per comunicare sfruttando la rete del più noto servizio, offrendo opzioni aggiuntive e possibilità di personalizzazione.

Al chiacchiericcio degli utenti colpiti è seguita la spiegazione da parte di WhatsApp, in una FAQ approntata ad hoc per gli utenti di WhatsApp Plus: “si tratta di un’applicazione non sviluppata da WhatsApp – si spiega – e non è autorizzata da WhatsApp. Gli sviluppatori di WhatsApp Plus non hanno alcuna relazione con WhatsApp, e noi non supportiamo WhatsApp Plus”. La motivazione di una tale presa di distanza? Il blocco delle applicazioni non ufficiali, decretato recentemente anche da Snapchat per un’app che ha anticipato il servizio ufficiale a favore degli utenti di Windows Phone, non sembra configurarsi nel quadro del semplice contrasto alla concorrenza sui propri server, seppure assai nutrita e capace di confondersi .

L’app non ufficiale, spiega WhatsApp, “contiene codice sorgente che WhatsApp non può garantire sia sicuro e potrebbe trasmettere a terze parti dati privati senza informare o chiedere alcuna autorizzazione”. WhatsApp invita così gli utenti a disinstallare il client non ufficiale e a procurarsi l’app d’ordinanza: solo in questo caso si potrà tornare a comunicare con i propri contatti.
Le applicazioni di terze parti, inoltre, se non costruite sulla base di API messe a disposizione dagli sviluppatori dell’app originale, possono complicare e rallentare l’implementazione di funzioni come le tecnologie di cifratura che WhatsApp ha adottato nei mesi scorsi per gli utenti Android.

Le API non ufficiali, che proliferano su repository come GitHub, sono altresì controllate a vista da WhatsApp, che puntualmente provvede a richiederne la rimozione denunciando l’abuso del proprio trademark e la pubblicazione di codice volto ad aggirare il controllo degli accessi esercitato dal servizio ufficiale. Lo stesso trattamento, che sembra riservato a tutti coloro che pubblichino una qualsivoglia modifica del codice originale, è ora stato riservato a WhatsApp Plus: con una ingiunzione WhatsApp ha costretto l’app ad abdicare alle proprie ambizioni, ma fra i client di terze parti, c’è chi continua a lottare per la sopravvivenza.

Gaia Bottà

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
21 gen 2015
Link copiato negli appunti