Milano – Modello di business e criteri di investimento, distribuzione di servizi avanzati, integrazione e interoperabilità con altri sistemi di rete, estensione, capillarità e prestazioni della copertura WiFi sono i temi principali attorno a cui ruota il progetto di rete wireless metropolitana basato sulla tecnologia N.A.A.W. che la società Wi-Next presenta in anteprima al Wireless and Digital Cities di Cannes.
Wi-Nest mette in evidenza quelle che ritiene le principali debolezze di alcuni dei paradigmi adottati nella realizzazione di reti WiFi cittadine: ingenti investimenti e pochi introiti (dovuti ad un modello di business difficilmente applicabile); discontinua e non pervasiva la copertura sul territorio. “Ciò significa – osserva l’azienda – che è necessario ripensare sia i modelli di business che quelli di rete”.
È su tali presupposti che Wi-Next, nata da una partnership “tecnologica” con il Dipartimento di Automatica e Informatica del Politecnico di Torino, ha progettato un nuovo modello di rete wireless metropolitana. Il progetto prende in esame innanzitutto l’infrastruttura tecnologica: il software N.A.A.W., promette Wi-Next che l’ha sviluppato, “è in grado di distribuire l’intelligenza del router sull’intera rete trasformando di fatto un apparato wireless in un nodo di rete (ricevitore e ripetitore di segnale) e consente di gestire in maniera automatica:
– la configurazione della rete (che si auto-genera e auto-gestisce)
– le connessioni tra i diversi nodi calibrando il consumo di risorse sulle effettive esigenze della rete
– l’instradamento in tempo reale dei pacchetti secondo percorsi ottimali”.
Tale tecnologia viene dichiarata compatibile con una vasta gamma di sistemi operativi, tra cui MS Windows (incluso Windows CE), Linux OS e Mac OS, ma anche con molti device (laptop, pda, telefoni cellulari, webcam). “Inoltre – aggiunge Wi-Nest – gli apparati N.A.A.W.-based hanno la capacità di connettersi con diverse tecnologie wireless e wired a banda larga, prime fra tutte: uplink satellitari, UMTS, WiMax, WiBro, HSDPA”.
“In un contesto cittadino – spiega una nota diffusa dall’azienda – la creazione della copertura in WiFi sarà demandata ad apparati equipaggiati con il software N.A.A.W. integrati negli elementi dell’arredo urbano (pensiline dei trasporti, illuminazione pubblica, impianti semaforici, totem turistici, impianti di videosorveglianza) che creeranno una rete diffusa in modo capillare. Ciò comporta una ottimizzazione considerevole dei costi per la creazione della rete: nell’ambito della spesa pubblica i fondi destinati ad esempio agli impianti semaforici o all’illuminazione pubblica possono in parte contribuire alla creazione della rete wireless; d’altro canto, la disponibilità anche per i singoli cittadini o per le aziende di un sistema “pubblico” di connettività in banda larga favorirebbe gli investimenti privati, estendendo la copertura della rete con ricadute positive per la collettività”. La diffusione sul territorio di tali apparati porta alla creazione di un network wireless definito autoconfigurante e scalabile, accessibile su tutta l’area cittadina.
L’azienda illustra quindi i modelli di business concretizzabili: “La rete wireless metropolitana costituisce primariamente un servizio alla comunità, ma per avere anche un senso economico la sua implementazione deve partire da un presupposto: l’equilibrio tra investimenti e reali esigenze. I modelli di business, così come la rete stessa, devono essere sufficientemente flessibili da evolversi con l’evolversi delle esigenze cittadine e da adattarsi a contesti differenti. Le esigenze di “banda” di un quartiere finanziario come la City londinese sono molto differenti da quelle di un piccolo comune delle Langhe digital diviso, ma è indubbio che in entrambi un wireless network sia necessario. Il modello di business proposto e già applicato da Wi-Next tiene conto di chi siano i destinatari della rete e dell’uso che ne viene effettivamente fatto e prevede la distribuzione dell’investimento fra gli organismi pubblici e privati che possono contribuire alla creazione ed espansione della rete, sia attraverso investimenti economici che mettendo a disposizione le proprie infrastrutture che spesso rappresentano delle vere e proprie reti naturali ( basti pensare ai trasporti pubblici o all’illuminazione)”.
Nell’ambito di questo modello si individuano così tre tipologie di utilizzatori e/o facilitatori: i fruitori gratuiti del servizio di connessione (utenti residenziali o “periodici” che usufruiscono in modo gratuito del servizio collegandosi alla rete con un dispositivo WiFi), gli utilizzatori a pagamento (che beneficiano della connettività a fronte del pagamento di un canone, in relazione a un uso professionale del servizio) e investitori (soggetti che partecipano alla creazione della rete contribuendo con investimenti finalizzati ad incrementare e migliorare la copertura).
“Non crediamo che le persone smanino dalla voglia di collegarsi con il proprio PC ad un hot spot in piazza del Duomo a Milano o al Colosseo a Roma, per di più a pagamento – afferma Nicola De Carne Amministratore di Wi-Next – Infatti riguardo le reti metropolitane siamo davanti ad un paradosso nel quale la connettività broadband potrebbe essere diffusa grazie proprio al WiFi, ma questo non avviene a causa di investimenti frazionati che si ripercuotono poi sull’esperienza spesso deludente dell’utente, costretto a collegarsi ai vari punti utilizzando sempre account diversi e ogni volta pagando dazio. Rendere disponibile la rete in modo diffuso ed uniforme sul territorio richiede un salto non solo e non tanto di tipo tecnologico, ma soprattutto di tipo culturale”.