Roma – Di nuovo alla ribalta la tormentata vicenda della rete WiFi cittadina a Filadelfia: la municipalità ci riprova e tenta di risollevare un business – se così può essere definito, a questo punto – che tenta di mettersi in piedi dal 2004 con alternanze di galoppo, pause, ripensamenti e disturbi tecnico-economici d’ogni genere.
Si tratta di coprire poco meno di 350 Km quadrati: se venisse fatto, sarebbe la più vasta area coperta dal WiFi negli States . Il progetto, che ha preso effettivo avvio nel 2005, ha visto il primo autunno quando Earthlink, l’azienda che aveva installato i ripetitori sui pali della luce, dopo tanti squilli di tromba ha abbandonato il proposito per le lamentele sulla scarsezza del segnale .
Ma ora sembra che un gruppo di investitori abbia acconsentito a prenderne il controllo. Tra i componenti del gruppo, annunciati la scorsa settimana, c’è Boathouse Communications Partners , con sede nella città, l’imprenditore Richard Rasansky e un politico, Tom Knox.
Mancano i dettagli dell’accordo, ma il modello di business è destinato a cambiare rispetto a quanto preventivato in origine: invece di chiedere 20 dollari al mese per l’accesso – prezzo che anche in altre circostanze simili si è dimostrato essere un forte vento contrario – sembra che il gruppo intenda offrire l’accesso gratuito finanziato da pubblicità.
Earthlink, che aveva investito circa 17 milioni di dollari nell’affare, aveva installato l’ 80 per cento dei nodi , spiega Cnet , e il nuovo gruppo sarebbe intenzionato ad espanderne la percentuale.
Tra le possibilità offerte, il gruppo vorrebbe comprendere quella di far acquistare un ripetitore per circa 200 dollari. L’acquisto, oltre a fornire accesso al compratore, porterebbe il segnale all’interno degli edifici. L’offerta viene “condita” con la mira di consentire, acquisendo la tecnologia (ovvero il ripetitore), l’accesso alle reti aziendali per i lavoratori residenti in zone marginali, prive di rete fissa.
Tutto potrebbe anche funzionare, ma c’è chi esprime serie perplessità. La critica viene , tra gli altri, da chi in quell’area ci ha vissuto per molto tempo e ha visto con i propri occhi router quanto sia difficile impedire ai freeloaders (gli “scrocconi” wireless, in breve) di impadronirsi di tutta la banda e quanto la disponibilità di quest’ultima risulti – all’atto pratico – comunque molto più critica di quanto emerge dalle più rosee previsioni.
Fortunatamente, questa volta la decisione di mantenere le spine attaccate non dovrebbe spettare ad Earthlink, come accaduto in altre occasioni. Non resta che tenere sotto osservazione le reazioni del mercato: il consesso di imprenditori dice che occorre solo qualche mese per partire e che tutto è pronto. Resterà in piedi ? Ai posteri l’ardua sentenza.
Marco Valerio Principato