Google ha annunciato l’introduzione di un nuovo metodo per inibire il tracciamento e l’inclusione degli hotspot WiFi nel suo programma di geolocalizzazione globale. È la risposta del colosso telematico statunitense alla tempesta scatenata dalla scoperta della raccolta di informazioni sulle connessioni wireless in concomitanza con la “mappatura” fotografica delle strade per Street View.
L’introduzione del nuovo metodo arriva a due mesi buoni di distanza dal primo annuncio fatto da Google in merito, e lascia in verità un po’ di amaro in bocca: per inibire il log non autorizzato del proprio network wireless, gli utenti (o amministratori) dovranno modificare l’SSID della rete aggiungendo la stringa “_nomap” alla fine.
Si tratta, dice Google, di un metodo che “garantisce il giusto bilanciamento di semplicità e protezione contro gli abusi”. Costringendo gli utenti a modificare l’SSID della propria rete – ammesso che sia loro possibile e che ne siano capaci – Google intenderebbe “proteggere contro qualcun altro che fa l’opt-out per il vostro access point senza il vostro permesso”.
Per bizzarra che sia la posizione presa (proteggere gli utenti dall’opt-out non autorizzato garantendo loro l’opt-out), Google non perde l’occasione di illustrare ancora una volta le magnifiche sorti e progressive dei suoi servizi di geolocalizzazione, funzionalità che a suo dire rappresenterebbero “una delle funzioni più popolari della Internet moderna”.
Alfonso Maruccia