Riceviamo e pubblichiamo un comunicato diffuso da ADUC focalizzato su un’interrogazione formulata dall’onorevole Donatella Poretti (RnP), segretaria della Commissione Affari Sociali, relativa alle perplessità legate al rischio salute derivante dall’utilizzo di infrastrutture WiFi
I risultati della ricerca sugli effetti delle reti senza filo sull’organismo condotta dall’agenzia britannica per la protezione della salute (HPA), sono senza dubbio rassicuranti. Tuttavia bisogna sgombrare il campo da ogni dubbio.
Quasi quindici anni dopo i primi allarmi sulle conseguenze dell’inquinamento elettromagnetico innescato dai cellulari, a finire nel mirino della HPA è il WiFi, il collegamento senza filo ad Internet sempre più utilizzato in casa e nei luoghi pubblici.
In un comunicato per delineare gli scopi della ricerca, il presidente dell’Agenzia, Pat Troop, ha detto che “a oggi non ci sono prove scientifiche” che le reti senza filo – anche quelle domestiche – possano avere conseguenze negative sulla salute. I segnali emessi dalle centraline wi-fi sono molto bassi e ben al di sotto dei limiti imposti dalla Commissione internazionale sulle radiazioni (Icnirp).
“Non c’è quindi motivo per cui le scuole o altre strutture non dovrebbero continuare a usarle” ha detto Troop, concludendo che: “Tuttavia non c’è stato ancora uno studio approfondito sull’esposizione a cui una persona è mediamente sottoposta: una lacuna da colmare specie dopo che nell’agosto scorso il sindacato insegnanti britannico ha lamentato che i ragazzi sono utilizzati come cavie”.
L’Aduc (associazione per i diritti degli utenti e consumatori), riportando la notizia, ha scritto una lettera al ministro della Salute, Livia Turco, per sapere se anche in Italia siano stati avviati studi del genere e, se del caso, quali siano stati i risultati.
Qui il testo dell’interrogazione dell’onorevole Poretti.