Wikileaks arranca: non vacilla sotto gli affondi dei governi e delle aziende di cui ha ospitato i segreti, è affaticata dal traffico che si sta riversando sulle sue pagine. L’home page è una esplicita richiesta di aiuto.
“Wikileaks è attualmente sovraccarica di utenti – spiegano dal sito che promette di pubblicare materiale incensurabile – questo è un problema comune che può essere risolto solo mettendo in campo risorse aggiuntive”. L’infrastruttura del servizio non regge il peso dei cittadini della rete che vi si riversano per conoscere quello che non potrebbe trapelare attraverso i canali ufficiali.
Il sito ha di recente dato spazio alla soffiata con cui si rendeva pubblica una presunta lista nera dei siti filtrati dalle autorità australiane. Pubblicazione che ha mobilitato il ministro delle comunicazioni locale Stephen Conroy: ha provveduto a smentire l’originalità della blacklist e a minacciare denunce che sarebbero potute sfociare in conseguenze legali particolarmente pesanti. Coloro che si celano dietro a Wikileaks non si sono lasciati intimidire: hanno spiegato che la Svezia, paese in cui sono localizzati i server, protegge le fonti anonime e prevede sanzioni penali per coloro che violino questo diritto alla riservatezza.
Proprio per gli attriti che si sono intrattenuti con le autorità australiane, sono in molti a speculare che l’improvvisa irraggiungibilità di Wikileaks sia in qualche modo connessa con la pubblicazione della blacklist. Il sito non fa alcun accenno alla questione: semplicemente, per consolidare la propria infrastruttura e per tornare a rendere pubblici documenti che potrebbero cambiare il corso della storia, chiede un contributo ai cittadini della rete. Possibilmente, in tagli che oscillano tra i 25 e i 250 dollari. ( G.B. )