In un sintetico comunicato stampa diramato dai responsabili di Wikileaks si annuncia che il gigante del credito MasterCard ha riaperto i suoi canali di pagamento verso il celebre sito delle soffiate , a quasi tre anni dal blocco ordinato in seguito alla pubblicazione del video Collateral Murder e di tutti i cablo diplomatici relativi alle strategie statunitensi nelle guerre in Iraq e Afghanistan.
La riapertura dei canali per le donazioni degli utenti verso Wikileaks è stata notificata agli stessi gestori del sito dopo la loro vittoria in aula contro Valitor, partner islandese di Visa e Mastercard. Una corte distrettuale di Reykjavík aveva ordinato la rimozione del blocco dei canali di pagamento, riscontrando una evidente violazione dei termini contrattuali stipulati con la stessa piattaforma dei cablo .
In mancanza delle fondamentali donazioni da parte degli utenti, Wikileaks aveva denunciato Valitor con il supporto del suo servizio di credito DataCell. La sfida legale era giunta all’attenzione della Corte Suprema islandese, che aveva confermato i precedenti gradi di giudizio contro Visa, Mastercard e il loro partner Valitor. In prima battuta, l’azienda nordeuropea non sembrava intenzionata a rinnovare il contratto con il sito delle soffiate.
“Valitor ha ora rivisto completamente la sua posizione, intenzionata ad onorare il contratto con DataCell per processare tutti i pagamenti verso Wikileaks”, si legge nel comunicato diramato dal sito. I giudici della Corte Suprema islandese sono ancora indecisi sull’esatto ammontare dei danni subiti da Wikileaks dopo il blocco dei canali nel 2010. Si parla di un totale di 9 miliardi di corone islandesi, circa 56 milioni di euro . La stessa piattaforma di Julian Assange non ha ancora ricevuto notizie da parte di Visa, altro colosso del credito obbligato a riaprire i ponti dopo la condanna di Valitor.
La strategia del soffocamento dei flussi di denaro con l’intervento degli intermediari del pagamento, se accantonata nel caso di Wikileaks, sembra invece macinare successi e nuovi accordi. È Torrentfreak a segnalare che, dopo l’intesa tra PayPal e IFPI e le mosse di Visa e Mastercard a braccetto con l’industria dei contenuti per strozzare i finanziamenti ai siti di file sharing, ora l’attenzione si sarebbe spostata sui servizi di anonimizzazione e VPN . Il servizio svedese Payson non potrebbe più consentire ai propri utenti di trasferire denaro, attraverso Circuiti Visa e Mastercard, a operatori di VPN. È drastico il parere di Peter Sunde, ex-portavoce di The Pirate Bay e fondatore di iPredator : “Significa che le aziende statunitensi stanno costringendo le aziende non americane a impedire alle persone di tutelare la loro privacy e il loro anonimato, e così la NSA potrà spiarle ancora di più”.
Mauro Vecchio