Sono già stati soprannominati i diari della guerra. Dati e informazioni più che scottanti, recentemente apparsi tra i fitti meandri online di Wikileaks . Una mole impressionante di circa 90mila documenti , a rivelare al mondo i principali dettagli delle varie operazioni strategiche condotte dai militari statunitensi nel corso della guerra in Afghanistan.
Dei veri e propri diari, ricolmi di informazioni ordinarie relative alla preparazione dei piani operativi e delle svariate riunioni di guerra in un periodo che va dal 2004 al 2010 . Ma anche una lunga cronistoria raccontata dal punto di vista dei soldati e degli ufficiali del Pentagono, altrettanto piena di dati riservati sulle strategie da applicare, sul contesto di una guerra estenuante.
Wikileaks non ha voluto rivelare le sue fonti, occultandole all’interno degli stessi documenti. C’è comunque chi ha azzardato un’ipotesi, parlando di una possibile fuga dal centro dati CIDNE dello U.S. Central Command . Mentre qualcun altro ha tirato in ballo il militare Bradley Manning, che già aveva consegnato nelle mani di Wikileaks il filmato Collateral Murder .
“I documenti – si legge in un editoriale del New York Times – sono stati resi disponibili da Wikileaks, un’organizzazione dedicata alla rivelazione di segreti di ogni genere, a condizione che i giornali non ne parlassero prima del 25 luglio, quando Wikileaks li avrebbe messi online. Wikileaks non ha rivelato come abbia ottenuto i materiali e non è stata coinvolta nel lavoro investigativo, giornalistico, di analisi e di scrittura”.
“Gli Stati Uniti condannano fermamente la rivelazione di informazioni riservate da parte di individui e organizzazioni che possono mettere in pericolo le vite degli americani e dei loro alleati, minacciando la sicurezza nazionale – ha spiegato il Consigliere per la Sicurezza Nazionale James Jones – Wikileaks non ha fatto nessun passo per contattarci rispetto a questi documenti: il governo degli Stati Uniti è venuto a sapere della loro pubblicazione dalla stampa”.
Si tratta evidentemente di una delle soffiate più imponenti dell’intera storia militare statunitense, paragonata da qualcuno a quella che rivelò pubblicamente le strategie di guerra in Vietnam. Il founder di Wikileaks Julian Assange ha criticato fermamente la reazione delle autorità a stelle e strisce, sottolineando come il suo sito abbia fatto di tutto per non mettere in pericolo i cittadini. I documenti sarebbero vecchi di almeno sette mesi: nessuna operazione militare in corso in terra afghana sarebbe così a rischio.
Mauro Vecchio