Wikileaks ha pubblicato più di 20mila documenti riservati ed oltre 170mila email scambiate dai manager di Sony , tra cui corrispondenze con importanti soggetti del mercato e della politica, nonché personaggi di Hollywood.
Tra le conversazioni trapelate, anche quelle che hanno anticipato la distribuzione di “The Interview”, il dichiarato movente dei feroci attacchi informatici subiti da Sony Pictures a dicembre e condotti dal gruppo “Guardiani della Pace”, che minacciava anche di colpire in stile 11 settembre i cinema che avessero proiettato il film che aveva la colpa di rappresentare – surrealmente – un assassinio al dittatore Kim Jong-Un. Capace di aprire la crisi diplomatica tra Stati Uniti e Corea del Nord, il film è stato rilasciato da Sony contemporaneamente al cinema e online e rivendicato come un successo per la libertà di espressione.
I documenti ripubblicati ed indicizzati ora da Wikileaks sono il frutto degli attacchi subiti da Sony, e secondo la piattaforma di whistleblowing essendo già stati divulgati online sarebbero entrati ormai a far parte del pubblico dominio, diventando un importante “testimonianza del funzionamento interno di una multinazionale” ed il nodo di “un conflitto geo-politico” rilevante.
Inoltre, nei diversi terabyte di documenti e nella corrispondenza di Sony emergono aspetti segreti della strategia dei titolari dei diritti per tutelare il diritto d’autore online, tra cui la strategia dell’MPAA in ottica anti-pirateria ed anti-Google , dettagli sulla proprietà e la questione finanziaria legata a Snapchat, indiscrezioni circa le pressioni esercitata dei responsabili di Blu-ray sull’autorità francese antipirateria HADOPI e da Sony stessa su Netflix, in funzione del contrasto all’uso delle VPN in mercati non ancora raggiunti dal servizio. Ma emergono tracce anche delle tattiche del governo statunitense , pronto a fare leva su Sony per la propria propaganda anti-ISIS.
Sony ha subito commentato le rivelazioni di Wikileaks, condannandole fermamente e rigettando la tesi secondo cui fossero “di pubblico dominio”.
Per lo studio hollywoodiano si tratta di un atto “criminale” che già a dicembre aveva cercato di contenere con una serie di minacce legali arrivate fino ai siti dedicati ai torrent e a Twitter, nel tentativo di ottenere la rimozione dei link ai documenti e del loro contenuto.
Claudio Tamburrino