Una parziale ammissione di colpevolezza da parte di Bradley Manning , conosciuto come la presunta talpa di Wikileaks. Nel corso di una istruttoria pre-dibattimentale, l’avvocato dell’ex soldato statunitense, arrestato con l’accusa di aver fornito a Julian Assange centinaia di migliaia di documenti riservati, ha proposto una ammissione di colpa limitata a una parte delle innumerevoli accuse a lui rivolte da parte dell’esercito a stelle e strisce.
Lo scorso anno, Manning ha dovuto affrontare ben 22 capi di imputazione, che spaziavano dall’accesso non autorizzato a computer alla trasmissione di informazioni riservate, passando per l’accusa più grave, ossia quella classificata come aiuto al nemico , punibile con la pena capitale. Accuse che il militare riconosce solo in parte : “Manning sta cercando di assumersi le responsabilità, o una parte di esse, dei reati di cui è accusato”, spiega la difesa ricoperta da David Coombs. La Corte dovrà dunque stabilire se si tratta di una dichiarazione accettabile o meno.
Secondo Assange, le autorità statunitensi vorrebbero che il presunto leaker fosse giudicato colpevole quanto lo stesso fondatore di Wikileaks. Per quest’ultimo, l’esercito starebbe cercando di influenzare l’ex soldato per costringerlo a testimoniare contro la fuga di dati e contro lo stesso Assange.
Secondo Kevin Gosztola, blogger che ha seguito da vicino il caso, la manovra legale messa in atto potrebbe aprire la strada a un accordo per il quale Manning si dichiarerebbe colpevole di reati minori . “Il dichiararsi colpevole per reati minori – spiega Gosztola – consentirebbe di non riconoscere le incriminazioni che afferiscono all’ Espionage Act o al Computer Fraud and Abuse Act (CAFA)”. Una mossa che, dunque, non lo impegna ad accettare le accuse più gravi come quella di aiuto al nemico o abuso di accesso autorizzato ai computer.
Il giudice militare Denise Lind dovrà ora pronunciarsi in merito alla richiesta di Coombs e del suo assistito. L’inizio del processo davanti alla corte marziale è fissato nel prossimo mese di febbraio.
Cristina Sciannamblo