Wikileaks promette di pubblicare oltre 5 milioni di email, tutte originate da Stratfor, società che si occupa di geopolitica, che indaga riguardo all’intessersi di operazioni di ogni tipo per conto dei suoi clienti. Missive a senso unico, fatto salvo per i reply che contengono nel testo, che permetterebbero di costruire un’immagine dell’agenzia (dal gergo condiviso alle scorribande gastronomiche dei propri dipendenti), ma anche di coloro che se ne servono. Da Coca-Cola , interessata a conoscere dettagli su PETA e l’attivismo animalista, a Bhopal’s Dow Chemical Co. , che avrebbe voluto seguire da vicino le strategie degli attivisti.
Per ora, il pacchetto contiene 167 email. Il rilascio dei documenti avverrà nel corso delle prossime settimane, scaglionato e organizzato con un drappello di partner sempre più selezionati (non vi si rintracciano né il Guardian , né il New York Times , entra nella schiera Rolling Stone): i media faranno da filtro giornalistico, si occuperanno di masticare le informazioni per renderle digeribili e appetibili per il pubblico. Le email dovrebbero ritrarre la complessa struttura organizzativa di Stratfor, fatta di informatori pagati e di clienti paganti; dovrebbero offire uno sguardo sulla recente attualità e sui fili che, nell’ombra, vengono tirati per far dipanare la storia e le cronache. “Il materiale contiene informazioni confidenziali riguardo agli attacchi del governo statunitense nei confronti di Julian Assange e dei tentativi della stessa Stratfor di sgominare Wikileaks”, svela il comunicato con cui il sito delle soffiate annuncia il rilascio delle email.
Da parte di Wikileaks, ovviamente, non trapela alcun riferimento alla fonte e alla modalità con cui queste informazioni sono state ottenute. A parlare sono tutti gli altri attori che appaiono coinvolti a vario titolo nell’operazione del sito delle soffiate. Si tratta di email inviate tra luglio 2004 e il dicembre 2011. Nel dicembre 2011, alcuni account Twitter afferenti ad Anonymous avevano rivendicato il sacco di Stratfor : email, dati personali, numeri di carte di credito utilizzati dagli hacktivisti per disseminare donazioni. A tracciare un collegamento esplicito tra il rilascio delle email e l’attacco natalizio sono le stesse fonti che ruotano intorno alla magmatica identità di Anonymous, tra cinguettii più o meno sibillini ed esplicite confessioni rilasciate a Wired . Wikileaks potrebbe contare su strumenti di comunicazione migliori rispetto a quelli in dotazione agli Anonimi : godrebbe di una credibilità supportata a sua volta dagli accordi con i colossi dell’informazione che si occupano di limare e di fare da cassa di risonanza delle informazioni grezze pubblicate dal sito delle soffiate. “Fondamentalemente – spiega un sedicente Anonimo a Wired – Wikileaks è il partner ideale per questo tipo di cose. Antisec recupera la roba, WL fa in modo che sia diffusa nella maniera migliore”.
A confermare la connessione tra l’attacco a Stratfor e il rilascio dei dati è la stessa società di analisi, nell’intento di rassicurare gli utenti chiarendo che la soffiata non è il risultato di un nuovo attacco condotto contro i propri server: “In dicembre – spiega Stratfor in un comunicato – dei ladri hanno compromesso i sistemi di Stratfor e hanno rubato un grande numero di email interne, insieme a informazioni riservate dei lettori del materiale di Stratfor, dei clienti e dei dipendenti. Parrebbe che quelle email verranno pubblicate su Wikileaks”.
Le precisazioni, un monito per chi frugherà fra la corrispondenza dell’agenzia, non finiscono qui: “alcune delle email potrebbero esser state create ad arte, o alterate in modo che finiscano per includere inaccuratezze; alcune potrebbero essere autentiche”. I contenuti potranno apparire molto seri o passare inosservati : in ogni caso, Stratfor non darà spiegazioni, né aiuterà i media partner di Wikileaks a contestualizzare i testi trafugati : “come tutte le email private, sono state scritte anche in maniera estemporanea, senza aspettarsi che possa leggerle qualcun altro oltre al mittente e al destinarario. E come tale dovrebbero essere lette”.
“Si tratta di una violazione della privacy deplorevole, infelice – e illegale”, ribadisce Stratfor nel comunicato, “Le email sono proprietà privata”.
Sta già circolando una lettera di dimissioni vergata, si presume, dal CEO dell’agenzia George Friedman. La smentita di Stratfor è tuonata categorica.
Gaia Bottà