Si complica ulteriormente la posizione di Julian Assange. Nei confronti del fondatore di WikiLeaks, al momento ancora detenuto nel Regno Unito in attesa che la giustizia si pronunci sulla richiesta di estradizione avanzata dagli USA, sono stati ufficializzati ulteriori capi di imputazione.
Julian Assange: nuovi capi di imputazione dagli Stati Uniti
Tra le nuove accuse anche quella che si riferisce all’aver fornito a uno dei leader del gruppo LulzSec, all’epoca già informatore dell’FBI, una lista di bersagli da colpire con azioni mirate, finalizzate a sottrarre informazioni e documenti riservati. Fra i target anche CIA, NSA e la testata New York Times. I nuovi documenti pubblicati dal Dipartimento di Giustizia d’oltreoceano citano inoltre in modo diretto Anonymous e la richiesta di attuare campagne di spam.
Assange è ritenuto dagli Stati Uniti coinvolto anche nella serie di attacchi informatici che nei mesi antecedenti le Presidenziali 2016 hanno portato alla pubblicazione di documenti riservati in merito all’allora candidata democratica Hillary Clinton. Una vicenda che stando a quanto affermato da più parti, insieme alle interferenze estere finalizzate a condizionare l’opinione pubblica, avrebbe contribuito al risultato uscito dalle urne portando un po’ a sorpresa Donald Trump alla Casa Bianca.
Classe 1971, oggi l’attivista australiano si trova nella struttura di detenzione londinese HM Prison Belmarsh in condizioni di salute non ottimali. A fine marzo i suoi legali ne hanno chiesto la scarcerazione su pagamento di una cauzione per scongiurare il rischio di contrarre COVID-19, richiesta respinta al mittente.