Da quando, ad aprile , Wikileaks ha messo in circolazione il video dell’elicottero Apache che uccide per errore alcuni civili scambiandoli per insorti, la situazione attorno al sito e al suo staff si è fatta complicata. Negli scorsi giorni erano circolate parecchie voci su Julian Assange, principale rappresentate del progetto, e in particolare si diceva che fosse in atto una vera e propria caccia all’uomo da parte degli Stati Uniti ai suoi danni: voci smentite da Assange stesso, comparso questa settimana per la prima volta in pubblico da un po’ di tempo a questa parte, in occasione di una conferenza a Bruxelles organizzata dal Parlamento Europeo.
Secondo quanto riportato , Assange avrebbe chiarito di non temere direttamente per la sua vita o la sua libertà, né al momento ci dovrebbero essere rischi particolari per lo staff di Wikileaks: alcune misure preventive sono già state messe in atto da tempo per garantire la loro incolumità, e alcuni avvocati statunitensi hanno accettato di svolgere Oltreoceano il ruolo di rappresentanti dell’organizzazione. Gli stessi legali che, a quanto pare, avrebbero preso contatti con le autorità USA per chiarire la posizione dei federali sulla faccenda; e che avrebbero sconsigliato ad Assange per il momento ogni viaggio negli Stati Uniti per evitare frizioni.
Con l’occasione, Assange ha ribadito l’intenzione di diffondere un secondo video shock sulle attività militari degli USA in Medio Oriente: questa volta ci sarebbe in ballo un filmato relativo a un’azione svolta in Afghanistan risalente allo scorso anno, operazione in cui sarebbero rimasti uccisi oltre cento civili tra cui diverse decine di bambini. Il video sarebbe stato fatto pervenire a Wikileaks in forma cifrata: è stato necessario provvedere alla decodifica di oltre 1 ora di girato, ma secondo Assange ci sarebbe anche del materiale cartaceo che contestualizza il filmato, e che farebbe luce su un episodio già molto discusso e i cui dettagli su vittime tra i civili al momento restano sconosciuti.
Quanto alla faccenda del video dell’elicottero in Iraq, Assange non ha confermato che il soldato detenuto in Kuwait sia la fonte del filmato, né che sarebbe stato lui a mettere a disposizione il nuovo girato sull’Afghanistan. Assange ha anche aggiunto che Wikileaks non verifica o cerca di identificare le fonti delle soffiate che riceve: “Non verifichiamo le fonti, verifichiamo i documenti” ha spiegato , sottintendendo l’intenzione di proteggere a ogni costo l’anonimato (e dunque l’incolumità) di chi si offra di fornire informazioni, anche se coperte da segreto.
Inoltre, secondo le ricerche effettuate non ci sarebbe traccia per il momento dei documenti (oltre 250mila bollettini) che il soldato scelto Bradley Manning aveva confessato al cracker Adrian Lamo di aver spedito al sito. In ogni caso, Assange ha fatto sapere di essersi attivato e di aver procurato a Manning ben tre avvocati disposti a offrirgli supporto legale gratuito , in aggiunta al difensore d’ufficio assegnatogli dall’Esercito USA.
Luca Annunziata