Stando a un’ indagine di Associated Press (AP), le “spifferate” di Wikileaks hanno la poco piacevole tendenza a rendere pubblici anche particolari di vita che dovrebbero restare privati. Un vero e proprio affronto alla privacy, insomma, che in talune occasioni può anche mettere a rischio l’incolumità personale delle vittime.
Il servizio creato da Julian Assange – che è poi incappato in una controversa vicenda che ha comportato la perdita della libertà personale finendo intrappolato nell’ambasciata ecuadoregna a Londra – è in particolare accusato di aver distribuito i dettagli privati di decine di cittadini dell’Arabia Saudita, uno stato non particolarmente noto per le sue tendenze liberali nei confronti dei comportamenti “deviati” rispetto alla norma sociale costituita.
Negli archivi di Wikileaks si troverebbero quindi 124 diversi documenti medici riservati , frutto di comunicazioni diplomatiche saudite e inclusivi di referti sull’infertilità di un uomo, partner affetti da malattie altamente infettive (HIV, epatite C), il nome di uomo arrestato per essere gay (reato punibile con la pena di morta in Arabia Saudita), documentazione su bambini malati, rifugiati, pazienti affetti da disturbi psichiatrici e via elencando.
Le informazioni scovate da AP non hanno nulla a che fare con la denuncia della corruzione di cui Wikileaks va tanto fiera, dice uno dei dottori sauditi interpellati dall’agenzia in merito ai leak, e potrebbero avere conseguenze gravi in un paese in cui la tradizione e la religione contano più dello stato di diritto. Secondo i critici il nuovo “scandalo” che coinvolge Wikileaks è una conseguenza diretta dell’attrito tra la comunità giornalistica internazionale e i gestori del sito, un rapporto inizialmente votato alla collaborazione stretta e ora divenuto a dir poco complicato.
Alfonso Maruccia