Da Wikileaks arriva nuovo materiale trafugato al Comitato Nazionale del Partito Democratico (DNC) statunitense, una seconda puntata di “leak” a tema squisitamente politico che segue idealmente il mega-leak delle quasi 20.000 email già pubblicate nei giorni scorsi . Un leak sottotono, in ogni caso, privo di sorprese nella campagna per le primarie americane più sorprendenti della storia recente.
Gli ultimi contenuti rilasciati da Wikileaks sono in sostanza riferiti a 25 messaggi vocali – 29 file più 4 duplicati – lasciate alla casella del DNC, e apparentemente rappresentano gli allegati audio del precedente leak testuale per la cui distribuzione la piattaforma di Julian Assange ha deciso di aspettare qualche giorno in più.
Poco interessanti gli argomenti trattati nelle chiamate, tra l’ex-ambasciatore australiano (William Eacho) che prova a farsi invitare a una cena con Barack Obama alla Casa Bianca, discussioni di appuntamenti e qualche supporter sfegatato di Hillary Clinton che si lamenta del presunto supporto offerto dal partito all'”outsider” Bernie Sanders.
Ora come lunedì scorso, la fonte dei dati pubblicati da Wikileaks non è nota anche se in molti scommettono sul coinvolgimento diretto degli hacker russi al soldo di Vladimir Putin. Ci scommette anche Donald Trump, sfidante repubblicano di Hillary Clinton per la corsa alla Casa Bianca del prossimo ottobre.
In una delle primarie più scoppiettanti e “tecnologicamente dipendenti” che si siano mai viste negli ultimi anni, tocca infatti assistere anche a un candidato alla presidenza USA che chiede espressamente l’intervento della Russia e dei suoi hacker per recuperare le 30.000 email presumibilmente mancanti dal primo leak a danno del DNC. Un gesto molto poco patriottico , ma di sicuro calcolo politico.
Alfonso Maruccia