Tanto vale partire da un fatto di attualità: 2 novembre 2008, Gran Premio del Brasile di F1 . All’ultimo giro la vettura di Timo Glock si scompone e il pilota tedesco finisce per essere sopravanzato da Lewis Hamilton, che grazie al sorpasso si laurea campione del mondo. In 20 minuti sulla pagina della versione italiana di Wikipedia dedicata al driver teutonico si scatena la bagarre: 21 contributi spontanei, quasi tutti smaccatamente di parte, che vandalizzano (come si dice in gergo) il testo in questione. Fino a quando alle 20:16, 1200 secondi dopo la prima modifica, un admin non interviene per bloccare tutto e riportare la pagina al suo stato iniziale.
Come spiega a Punto Informatico Frieda Brioschi , presidente di Wikimedia Italia e admin di Wikipedia, esistono dei semplici strumenti per tenere sotto controllo la situazione sull’enciclopedia libera: innanzi tutto il log delle ultime modifiche apportate sulle pagine, che è in grado di rivelare strane manovre in corso come continue modifiche alla stessa pagina da parte di molti autori. E poi, conta molto “l’esperienza: la fine rocambolesca di un gran premio è di per sé una notizia che scalda gli animi… e gli utenti di ‘pedia, o almeno parte di essi, non ne è immune”.
Basti pensare a quanto accaduto poche settimane fa sulla pagina della versione inglese dell’enciclopedia libera dedicata all’attuale candidata repubblicana alla vicepresidenza degli Stati Uniti Sarah Palin : tante modifiche in pochi giorni, che hanno allargato la vastità e garantito la completezza della voce, ma che hanno anche suscitato perplessità riguardo l’autorevolezza delle modifiche stesse. Al contrario di quanto accaduto ieri , lampante esempio della voglia di tifosi delusi di sfogarsi , con l’interessante condimento della community che interviene per arginare il fenomeno e correggere in corsa la rotta.
È stato lo stesso Jimmy Wales (co-fondatore di Wikipedia) a sottolineare nel corso di una recente conferenza stampa che, in ogni caso, l’evoluzione di questo tipo di meccanismi di collaborazione online è solo all’inizio. “Siamo realmente solo ai primordi di questi sforzi” spiega , argomentando le sue affermazioni con tutti i possibili sbocchi immaginabili per le collaborazione nel web 2.0 rispetto a quanto accaduto fino ad oggi: “Nei video – prosegue – in molti sensi siamo ancora nell’era del web 1.0”.
L’esempio citato da Wales è YouTube: “Se guardate a quasi tutto quello che c’è pubblicato, sono individui che fanno video: sembra che quelli coi gatti o le ragazze – ironizza – siano particolarmente popolari”. Per Jimbo si tratta solo di un campo della cultura e del sapere che non ha ancora testato l’approccio collaborativo che invece sembra funzionare su Wikipedia. Certo, ammette lui stesso, magari il risultato di un film girato con la collaborazione di migliaia di persone potrebbe non riuscire perfettamente : ma, conclude, “per quanto riguarda l’informazione credo che tenere un dialogo pubblico, un dibattito, un processo democratico, siano tutti strumenti molto potenti”.
Luca Annunziata