Pubblicato sulla rivista statunitense Vice , un articolo di approfondimento sulle attività di pubbliche relazioni digitali ha fatto scoppiare un vecchio dibattito sulla presenza di editor prezzolati tra i liberi meandri della popolare enciclopedia online Wikipedia. Negli ultimi tempi, un numero sempre maggiore di manager sfruttano la piattaforma di Wikimedia per pubblicare e modificare voci per determinati clienti paganti .
Analizzata su Vice , la società statunitense Wiki-PR , il cui modello di business si basa sul monitoraggio di articoli su Wikipedia per conto di oltre 12mila tra persone fisiche e realtà aziendali. Con l’ottimo posizionamento di Wikipedia sui motori di ricerca, l’inclusione di informazioni e voci commerciali diventa risorsa preziosissima per il livello di awarness dei vari brand.
In un articolo pubblicato da Sue Gardner, direttore esecutivo della Wikimedia Foundation, si legge come la comunità degli editor di Wikipedia in lingua inglese starebbe indagando sulla presenza dei contributor prezzolati, per stanare lo sfruttamento di identità digitali aggiuntive ( sockpuppet ). La stessa fondazione californiana avrebbe già bloccato più di 250 account per la violazione delle linee guida e i termini d’uso della piattaforma .
Già alle prese con un pesante esodo di editor – nell’estate del 2007, i semplici editor di en.wikipedia con più di 5 voci inserite al mese erano all’incirca 50mila; nel 2012, il numero è sceso a 30mila – Wikipedia deve assolutamente tutelare la sua immagine di credibilità e imparzialità dagli attacchi continui di quei soggetti che vendono voci e interventi editoriali ai fini del marketing enciclopedico.
Con un totale di quasi 40 milioni di dollari raccolti in donazioni degli utenti – tra le ultime campagne di fundraising , un toccante Jimmy Wales in prima persona all’inizio di ogni voce consultata dagli utenti – i fondi di Wikipedia sono spesso andati a finire nelle mani di gruppi che troppo poco hanno fatto per la crescita del sito. Nel parere espresso da Gardner, l’enciclopedia più aperta del Web dovrebbe invece versare più fondi verso i singoli editor affidabili , da valorizzare maggiormente per recuperare il vecchio spirito collaborativo.
Mauro Vecchio