L’Erario si porterà a casa più di 130 milioni di euro dalla gara per l’assegnazione delle licenze WiMax , un valore superiore a quello registrato negli altri paesi europei dove l’assegnazione delle frequenze per operare in modalità WiMax è già avvenuta.
Dopo l’uscita di scena di importanti player come Fastweb o Mediaset, che non hanno voluto rilanciare ad libitum pur di assicurarsi le frequenze, quasi tutti i lotti sono stati assegnati. Ci sono aziende, come ARIADsl e Aft-Linkem che hanno messo sul piatto, ciascuna, 46 e 26 milioni di euro: la prima potrà agire in tutte le 7 macro-aree definite a livello regionale dal regolamento di gara mentre la seconda dovrà accontentarsi di qualcosa di meno.
Sono però proprio queste società le due “mattatrici” della gara al rialzo di questi giorni. Tra gli altri nomi con i quali gli utenti WiMax italiani faranno i conti ci sono E-Via, Brennercom e MGM (Lombardia), Assomax, Infracom e City Carrier (Nord-est, Marche ed Emilia Romagna). Al Sud oltre ad ARIAdsl sarà operativa anche Telecom Italia.
Nelle prossime ore verranno assegnati i lotti per la Sicilia.
Molti operatori stanno parlando in queste ore di successo mentre c’è chi teme che quelle per le licenze WiMax siano spese folli , destinate a riverberarsi sul prezzo al pubblico. Il rischio concreto, come già paventato dalle associazioni dei consumatori, è che il WiMax faccia la fine dell’UMTS, diventi cioè un servizio costoso ed elitario, associato a tariffe nate dall’esigenza degli operatori di rifarsi delle ingenti spese per l’acquisizione delle licenze. Questo pregiudicherebbe evidentemente l’intera operazione, nata soprattutto per offrire una risposta alle esigenze di connettività a banda larga di quegli utenti, e ancora sono molti, che vivono in aree non coperte dalle infrastrutture tradizionali.