Roma – Con una conferenza stampa inattesa, in quanto convocata in poche ore, il Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni ha presentato ieri il bando di gara per l’assegnazione dei diritti d’uso delle frequenze WiMax nella banda 3.4-3.6 GHz. Bando che sarà pubblicato, nei prossimi giorni, sulla Gazzetta Ufficiale e su quella dell’Unione Europea, dopo un’attesa di un anno dai primi annunci ufficiali e dopo alcuni rinvii .
“Grazie al WiMax avremo più banda larga” ha dichiarato il ministro, aggiungendo che la gara “è una tappa fondamentale per garantire il diritto all’accesso alla rete come servizio universale”, con cui il Governo “conferma così gli impegni a ridurre il divario digitale ancora presente in molte regioni italiane, ad incrementare la competizione nelle TLC ed a favorire l’innovazione tecnologica del nostro Paese”.
La gara prevede l’assegnazione dei diritti d’uso di 35 licenze , che avranno una durata di 15 anni e saranno rinnovabili, ma non cedibili a terzi senza un’autorizzazione ministeriale.
La procedura stabilita implica il rilascio di tre licenze delle frequenze disponibili nella banda 3.4-3.6 Ghz, ciascuna di ampiezza pari a 2 x 21 Mhz. Due di queste licenze saranno assegnate a 7 macro-aree, per un totale quindi di 14. Le aree saranno così identificate:
– Lombardia, Provincia di Bolzano, Provincia di Trento;
– Valle D’Aosta, Piemonte, Liguria e Toscana;
– Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche;
– Umbria, Lazio, Abruzzo e Molise;
– Campania, Puglia, Basilicata, Calabria;
– Sicilia;
– Sardegna.
“Ad uno stesso soggetto – spiega il ministero – può essere assegnato un solo diritto d’uso per macroregione”. Questo non esclude, dunque, che un operatore possa vedersi assegnare una licenza per ogni macro-area in cui è presente. Una terza licenza sarà invece assegnata “a dimensione regionale”, in via prioritaria ad organizzazioni non dotate di licenze per l’UMTS. Saranno dunque 21, una per ogni regione, con l’eccezione del Trentino Alto-Adige, che se ne vedrà assegnare due (una per la provincia di Bolzano e una per quella di Trento).
La base d’asta complessiva sarà di 45 milioni di euro . “Un prezzo comparabile con gli altri paesi europei, Francia e Germania specialmente, dove l’assegnazione di licenze Wi-Max ha portato nelle casse dei Paesi, rispettivamente, 100 milioni di euro e 60 milioni di euro” ha spiegato Gentiloni, aggiungendo che le organizzazioni interessate avranno 45 giorni di tempo – dall’avvenuta pubblicazione del bando – per presentare le domande di ammissione, che saranno valutate nei 15 giorni successivi. Successivamente il ministero comunicherà la lista dei partecipanti, che potranno formulare la propria offerta entro 30 giorni. È verosimile prevedere che l’apertura delle buste con le offerte avvenga intorno a metà gennaio.
Chi potrà prendere parte alla gara? Le aziende che non solo dispongono dei fondi sufficienti (vedi qui sopra) ma che rispondano anche ai seguenti requisiti:
– prevedere nel proprio oggetto sociale il complesso delle attività connesse all’utilizzo dei diritti d’uso;
– prevedere nel proprio statuto una durata pari almeno a quella dei diritti d’uso;
– essere titolare di autorizzazioni generali per le reti e/o i servizi di comunicazione elettronica ad uso pubblico o dimostrare la propria idoneità tecnica e commerciale nel settore;
– essere o impegnarsi a costituire una società di capitali (basta una società a responsabilità limitata, con capitale minimo di 10mila euro).
“Ogni aggiudicatario – si legge nella nota diffusa ieri dal ministero – deve garantire una significativa copertura territoriale ed un particolare impegno nelle aree a digital divide “. La copertura territoriale viene calcolata con un meccanismo a punti , previsto dal disciplinare di gara, e risultante dall’installazione di impianti nei Comuni dell’area interessata. “I Comuni sono suddivisi in tre distinti elenchi – prosegue la nota – 30 dei 60 punti da raggiungere devono essere realizzati installando impianti nei Comuni a digital divide totale , raccolti in un apposito elenco allegato al Bando di Gara”. Una volta trascorsi 30 mesi dal rilascio della licenza, spiega infine il ministero, l’aggiudicatario che non utilizzasse completamente le frequenze assegnate, è tenuto a soddisfare richieste di soggetti terzi di accesso alle frequenze stesse, sulla base di negoziazione commerciale. Numerose, come noto, le perplessità manifestate su più fronti, anche per via della logica delle aste a rilancio e per il timore che possano prendervi parte in buona sostanza solo gli operatori con maggiori disponibilità economiche , con il rischio di creare – come in altri settori delle TLC – un mercato oligopolistico. Perplessità a cui il ministero delle Comunicazioni potrebbe ritenere di dover rispondere con opportuni chiarimenti, nel tentativo di fugare i dubbi o, quantomeno, dare una risposta concreta ad un allarme che è stato percepito da moltissimi in questi mesi.
Eterogenee le posizioni di analisti, osservatori e addetti ai lavori. L’esperto di networking Stefano Quintarelli osserva che, da quanto è stato reso noto, “non è chiaro se c’è l’obbligo di wholesale a condizioni commerciali” né “se ci sarà un divieto per 802.16e (WiMax mobile) e per il backhauling (cioè per collegare tra loro le antenne che forniscono l’accesso agli utenti)”, fattori critici per il dichiarato principio di neutralità tecnologica che il bando, secondo il ministero, dovrebbe difendere.
Proprio in virtù di tale principio, non dovrebbe esistere alcuna esclusione per il WiMax mobile , anche se le frequenze oggetto del contendere nella (banda 3.4-3.6 GHz) sono più idonee ad un impiego per soluzioni di connettività fissa (per lo standard 802.16e sarebbe meglio operare nella banda 2.3 – 2.4 Ghz).
A Punto Informatico il presidente del Consorzio Voipex, Guido Tripaldi , spiega che “nel leggere le prime anticipazioni si comprende lo sforzo fatto dal Ministro nel tentare di sfruttare WiMax per ridurre il Digital Divide e per migliorare la situazione competitiva degli Operatori, ad oggi ancora compromessa. Lo sforzo fatto è realmente apprezzabile conoscendo i pochi margini di manovra concessi al Ministero dai forti vincoli che il regolamento AGCom impone, non soddisfa tutte le necessità degli Operatori ma probabilmente più di così non poteva esser fatto”. “Ci auspichiamo – dice ancora Tripaldi – che nel suo dettaglio il Bando persegua i principi della neutralità tecnologica lasciando agli operatori aggiudicatari l’autonomia nella scelta delle versioni WiMAX (802.16a, 802.16e o future nuove versioni) da implementare per soddisfare al meglio le esigenze della propria utenza, e nella possibilità di impiegarlo nella realizzazione parziale o totale della rete di backhaul. Qualsiasi restrizione a riguardo ne limiterebbe decisamente l’utilità per gli Utenti e la sostenibilità economica per gli Operatori”. Non solo: “Ci auguriamo – conclude il presidente Voipex – che vengano rilasciate quanto prima nuove frequenze per aumentare l’esigua capacità trasmissiva oggi disponibile e per incrementare il pluralismo competitivo”.
Adiconsum critica: “La soluzione adottata divide lo spettro in tre blocchi da assegnare con la soluzione del bando di gara, di cui due acquistabili da operatori che già posseggono un’altra tecnologia per la banda larga senza fili, l’UMTS, su cui sono stati fatti investimenti enormi”.
“Sarebbe davvero interessante – sostiene invece Franco Grillini, presidente dell’ Associazione parlamentari amici nuove tecnologie – che all’aggiudicazione delle licenze partecipassero anche le Regioni al fine di fornire il servizio gratuitamente a tutti i cittadini. Negli USA e nel Nord Europa la copertura a banda larga (broad band) gratuita ha rappresentato un potentissimo volano allo sviluppo economico, culturale e sociale. L’implementazione del WiMax consentirà a milioni di italiani di utilizzare i servizi multimediali in zone dove gli operatori hanno deciso di non coprire, perché l’investimento è considerato non redditizio”.
Dario Bonacina